Per la prima volta nella storia del Ciclismo una grande corsa a tappe parte al di fuori dall'Europa. Questa scelta aveva scatenato grandi polemiche nei mesi precedenti al via, ma adesso, a conti, o meglio chilometri, fatti, cerchiamo di capire cosa ci hanno lasciato queste tre tappe in Israele.
L'accoglienza del pubblico
Il fascino del ciclismo e della corsa rosa ha fin da subito colpito anche il popolo israeliano che ha accolto la carovana con grande entusiasmo: lunghe code per acquistare il merchandising del Giro, grandi folle alle partenze di tappa e boati di gioia agli arrivi.
Da questo punto di vista Israele non ha deluso le aspettative, mostrandosi una terra fertile per la promozione di questo sport, soddisfacendo soprattutto gli interessi economici che fin dall'inizio avevano puntato su questa scommessa per favorire il mercato ciclistico anche a livello internazionale.
Il pubblico si è ben presto adattato al modello europeo, sia nel bene che nel male. Nelle lunghe dirette televisive è stato possibile osservare numerosi striscioni di incoraggiamento assieme alle classiche scritte sull'asfalto e personaggi mascherati nelle maniere più differenti. Non sono mancati, però, i classici esaltati, pronti a scattare con i corridori, rischiando di intralciarli, in vista del Gpm e non sono mancate nemmeno le schiere di telefoni pronti ad immortalare, con grandi rischi, gli arrivi in voltata.
Si tratta di scene viste in altre occasioni che qui, però, sono state determinate dalla mancanza di controlli attenti da parte delle forze dell'ordine.In sostanza, con l'eccezione dei dromedari nel deserto, un pubblico simile a quello europeo.
Le aspettative: delusioni e soddisfazioni
Che dire invece dei corridori? Tom Doumoulin si è preso la rosa, che in scioltezza nella cronometro iniziale, lasciandola senza troppi rimpianti a Rohan Dennis che nella seconda tappa sfrutta un traguardo volante e l'organizzazione della BMC per recuperare i due secondi vinti dall'olandese nella prova contro il tempo.
Chris Froome delude, invece, vittima di una caduta nella ricognizione della prima tappa, così come Fabio Aru, di certo non uno specialista nelle crono, ma da lui ci si poteva aspettare qualcosa di più.
Sorprende invece Domenico Pozzovivo che perde soli 27 secondi da Doumoulin, guadagnandone 10 su Froome.La seconda e la terza tappa, invece, sono state pane per i velocisti, o meglio, per ll velocista Elia Viviani che con forza, intelligenza e coraggio approva in Sicilia con una maglia ciclamino che difficilmente si toglierà dalle spalle, grazie anche alla forza della sua squadra, la Quick-Step Floors, che già lo scorso anno aveva dominato le volate con Gaviria.
La corsa è ancora lunga e le salite devono ancora arrivare, ma le tre tappe israeliane hanno già fatto emergere i possibili protagonisti delle prossime settimane. Salutata la sabbia del deserto, domani si partirà dalla verde Sicilia con un arrivo in salita che potrebbe di nuovo mescolare le carte.