Facebook e tutti isocial network possono sapere quasi tutto di noi, ma non sempre siamo consapevoli di questa spiacevole realtà. L’abitudine a condividere informazioni, strettamente personali, può diventare un serio rischio per la nostra privacy ogni giorno di più. Dopo la scoperta recente della possibilità dispiare i contatti degli utenti su Whatsapp e controllare statisticamente le loro relazioni più frequenti, oggi emerge la nuova possibilità, di poter essere spiati dai propri amici su Facebook.
Facebook: ecco come vengono spiate le nostre abitudini
La privacy digitale è un argomento molto caldo in questi giorni, anche in relazione alla sentenza che ha visto la vittoria della Applein una sentenzanel braccio di ferro con l'amministrazione Obama sulla privacy digitale.Lanuova possibilità di essere spiati con un semplice software gratuito, ha seriamente spaventato tutti gli utenti di Facebook e fatto preoccupare lo stesso Zuckerberg. Il tool, sviluppato da un programmatore danese, permetterebbe di controllare le attività degli amici, grazie a un sistema molto semplice, infatti il controllo si baserebbe sulla registrazione degli orari delle attività salvate su Facebook eMessenger. Essendo molto diffusa l’abitudine, da parte degli utenti, di controllare Facebook al mattino appena svegli e la sera prima di andare a letto, al programmatore danese Louv-Jansen è bastato mettere insieme queste 2 informazioni per poter tracciare le abitudini notturne e del ciclo del sonno degli utenti spiati.
Il software registrerebbe, ogni10 minuti sul database, le attività degli utenti, attraverso un preciso grafico che disegna le abitudini degli amici su Facebook, andando a scoprire tendenze e abitudini in comune, come ad esempio la statistica che il sonno è più regolare dal lunedì al venerdì e più irregolare durante il weekend.
Facebook e il problema della privacy?
Moltissimi curiosi hanno già scaricato il software, cominciando a usarlo, mala maggior parte degli utenti di Facebook non ne è per niente entusiasta. Il programmatoreLouv-Jansensi è rifiutato, a sua volta, di rimuovere il codice che attiva il sistema, dichiarando di averlo creato per sensibilizzare gli stessi utenti del social network e invitarli ad una maggiore consapevolezza, per metterli in guardia della infinita quantità di informazioni personali che, quotidianamente, possono essere carpite, anche in ambiti negativi e liberamente usufruibili da tutti.