Tecnologia del presente, ma sempre più del futuro, la realtà virtuale (VR) si sta diffondendo tra i consumatori: i visori sono il nuovo immancabile device per le console. Sotto l'albero di Natale di tanti player non mancheranno sicuramente gli occhiali VR da collegare a Xbox e PlayStation oppure da usare con gli smartphone. Centinaia i modelli per la realtà virtuale, alcuni con prezzi molto accessibili (anche due euro, per bambini) e altri super tecnologici che superano i trecento euro.
Per non parlare di video e app da utilizzare con la realtà virtuale: negli store online per Android e iOs, le applicazioni salgono sempre più nelle classifiche tra le più scaricate. Ma i visori per la virtual reality non sono solo appannaggio per il divertimento e i giochi: la ricerca scientifica sta studiando l'implementazione della realtà virtuale per aiutare i pazienti a gestire dolori e traumi, diminuendo anestetici e chirurgia.
Negli Usa, il primo parto con l'utilizzo degli occhiali VR
Il caso più recente è avvenuto nello stato di New York, nell'Orange Regional Medical Center di Middletown, dove una donna ha affrontato il travaglio immergendosi in una realtà alternativa, riducendo drasticamente dolore e stress pre-parto, rifiutando l'epidurale e il taglio cesario.
Erin Martucci è il nome della quarantenne che ha dato luce alla sua secondogenita, grazie all'equipe del ginecologo Ralph Anderson. Il parto è avvenuto in piene presenza della paziente ma i momenti precedenti alla nascita, quelli in cui i dolori fisici aumentano e la donna è sottoposta a uno stress acuto, sono stati accompagnati da un'immersione in una zona “tranquilla”, in cui la donna ha avuto modo di calmarsi e arrivare al momento clou con minore affaticamento.
Attraverso il visore VR, Erin Martucci aveva accesso a degli scenari verosimili: una spiaggia, una cascata con degli uccellini e il sole che sorgeva dietro un celo stellato. Accompagnata dalla voce di una donna, la paziente è riuscita a concentrarsi sul respiro e vivere il travaglio con meno preoccupazione, tanto da arrivare al momento il cui il dottor Anderson le ha tolto gli occhiali e l'ha riportata alla realtà con la testa piccola ormai già visibile.
Durante il travaglio, il ginecologo ha tenuto sotto controllo i segni vitali della paziente constatando che il dolore era lì ma grazie all'immersione in uno scenario diverso dal presente, Erin Martucci riusciva a respirare e superare i momenti più dolorosi.
La realtà virtuale usata per ridurre il dolore e la sofferenza
Il dottor Anderson ha utilizzato un set di Samsung Gear VR mentre la realtà virtuale creata per la paziente è opera della società AppliedVR: azienda specializzata nella creazione software per la virtual reality. L'Applied approfondirà la creazione di nuove realtà in collaborazione con il Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles per sperimentare nuove soluzioni per la riduzione del dolore attraverso diversivi virtuali con l'utilizzo dei visori VR.
La tecnologia della realtà virtuale, attualmente, è già in uso in altri ospedali americani, tra questi il Boston Children’s Hospital e l'Università della California. In alcuni casi, dottori hanno utilizzato i visori VR per addestrare giovani chirurghi prima che essi operino su veri pazienti, mentre in altri casi la virtual reality è stata utilizzata per fare diagnosi immergendosi in un ambiente virtuale ed esplorando scansioni in tre dimensioni.
Una conferma delle potenzialità dell'utilizzo delle tecnologie immersive nella medicina arriva da un report del settembre del 2015 del Psychology of Consciousness medical journal: è stato dimostrato che pazienti sottoposti a dolore e immersi in una realtà virtuale hanno avuto una percezione della sofferenza dell'82% in meno rispetto a pazienti non immersi.