Atteso, cercato, inaspettato, commosso, inopportuno. L’applauso loda una performance, conferma un sentimento collettivo, ma anche individuale; l’applauso è capace di sostituire le parole nei momenti di forte emozione; raccoglie la commozione di una opinione che incontra il consenso di molti. Si battono le mani a personaggi famosi, ai soldati morti nelle missioni militari, ai cantanti, ai compleanni. Questo gesto di percuotere i palmi delle mani l’una contro l’altra risale all’antica Roma, e si ripete da millenni con la stessa modalità, ma ha lo stesso scopo anche oggi?
L’applauso nasconde molto di più che una semplice conferma di godimento corale. Nel XIX secolo il capo claque, che avrebbe dovuto possedere l’autorevolezza di sancire il successo o l’insuccesso, applaude dietro compenso economico un personaggio, una performance, una rappresentazione teatrale. Servizio questo che era offerto ad impresari e artisti per sostenere il successo, tentando di appannare quello degli avversari.
Nei primi anni del novecento, nel quartiere di New York delimitato dalla 28ma strada e da Broadway, denominato Tin Pan Alley, l’editoria non aveva ancora i media per promuovere le nuove proposte musicali e quindi pagava i “song pluggers” che, inviati nei locali dagli editori, dovevano acclamare chi e che cosa doveva avere successo.
Il potere intrinseco dell’applauso si cela dietro precise manipolazioni che lo sottraggono dalla naturale spontaneità, che va perdendosi dietro gli interessi di chi vuole rendere lecita una proposta performativa. Oggi nei talk show è la regia a decidere quando applaudire, caricando l’emozione di una testimonianza con un applauso, spesso togliendo allo spettatore l’opportunità di scegliere se commuoversi o dissentire , inducendo ad una inesorabile pigrizia intellettuale, che sfocia in un imbecillimento collettivo.
Battere la mani deve essere un gesto istintivo, non condizionato o suggerito. La sua funzione originaria risiede nel recuperare il senso della verità, e soprattutto recuperare la capacità personale di decidere se e che cosa applaudire.