Giovedì 2 luglio, in prima serata su La 7, andrà in onda il quinto e ultimo episodio della miniserie televisiva intitolata Chernobyl. La fiction racconta i fatti che sono accaduti in seguito all'esplosione del reattore numero quattro della centrale nucleare situata nell'Ucraina settentrionale (in quegli anni parte dell'Unione Sovietica), nell'aprile del 1986. La diffusione del materiale radioattivo fuoriuscito dal reattore ricadde soprattutto sulle aree intorno alla centrale che furono pesantemente contaminate.

Si decise, così, di organizzare l'evacuazione di migliaia di persone verso altre località. In questa puntata conclusiva si arriva alla fase del processo per accertare responsabilità e colpe relative alla catastrofe.

La tranquillità prima della catastrofe

La nuova puntata della fiction evento Chernobyl inizia con un flashback riferito a dodici ore prima dell'esplosione, ossia il 25 aprile 1986. La cittadina di Prypiat si presenta come un luogo soleggiato e pieno di vita che non sembra ancora presagire all'imminente catastrofe che purtroppo si verificherà. Tra i protagonisti troviamo il vigile del fuoco Vasily Ignatenko e sua moglie Lyudmilla, in attesa di un bambino ma lui ancora non lo sa.

Vediamo che anche alcuni lavoratori della centrale trascorrono un po di tempo insieme alle loro famiglie, tra i quali Sitnikov e Yuvchenko.

Dyatlov ha in mano una valigetta e si dirige verso l'ufficio di Bryukhanov, dove trova anche Fomin che lo aspetta. Il gruppo di lavoro sta per portare a termine il test di sicurezza, grazie al quale Bryukhanov avrà una promozione mentre Dyatlov diventerà capo ingegnere. Il tempo a disposizione per poter eseguire il test, però, è molto limitato e questo aspetto li costringe a posticipare di dieci ore la riduzione della potenza del reattore nucleare alla soglia minima di 700 megawatt.

Le preoccupazioni di Legasov

Le scene dell'ultimo episodio di Chernobyl tornano all'anno successivo al disastro, il 1987, quando Charkov dà istruzioni a Legasov su ciò che dovrà riferire al momento del processo: dovrà raccontare le stesse cose già dette a Vienna e attribuire quindi tutta la colpa alle stesse persone che già in precedenza sono state indagate.

Legasov, a quel punto, sarà riconosciuto eroe nazionale dell'Unione Sovietica e verrà promosso come neo direttore dell'istituto Kurchatov. Lo scienziato prima, però, insiste sul fatto che bisogna mettere in sicurezza i reattori nucleari. Lo studioso inoltre è perfettamente consapevole che la malattia che lo ha colpito non gli darà tregua. La scienziata bielorussa Ulana Khomyuk, cerca infine di convincere Legasov che per il bene delle nazioni bisogna dire a tutti la verità.