Il baratro è vicino? I nuovi Sondaggi politici sul referendum costituzionale di ottobre aggiornati ad oggi, mercoledì 31 agosto, non fanno dormire sogni tranquilli al premier Matteo Renzi e al Partito democratico. La rivelazione, segnaliamo, è di Scenari Politici - Winpoll per l'Huff Post. La forbice non si riduce, anzi. Quei punti di distacco, a poche settimane dal voto, iniziano a pesare come macigni sulle spalle del primo ministro italiano, in questi giorni impegnato nella fase post terremoto, l'evento sismico che ha colpito una settimana fa il Centro Italia causando quasi 300 morti.

La percentuale dei no al referendum negli ultimissimi sondaggi politici

Una partita a scacchi. Con l'ultima mossa ancora in mano ai no. Del campione intervistato, il 54 per cento si dichiara favorevole al no al referendum. Il 46 per cento voterebbe a favore, quindi il sì. Gli altri dati prendono in esame coloro che realmente hanno intenzione di presentarsi ai seggi in autunno. Il numero rimane al 51 per cento. Ben il 24 per cento degli italiani dice invece che non andrà a votare. Gli indecisi sono il 25 per cento. Con questi numeri, è evidente che si aprirebbe una crisi all'interno dello stesso Partito democratico. Le ventilate dimissioni di Matteo Renzi restano invece in sospeso, anche perché il premier nelle ultime settimane ha compiuto una retromarcia "rumorosa" rispetto ad alcuni mesi fa, quando diceva che l'esito del referendum di ottobre era legato alla sua permanenza o meno al governo, ricevendo numerose critiche sia dal M5S che dalla coalizione di Centrodestra.

Recuperare è ancora possibile?

Difficile fare previsioni adesso, quando ancora la campagna per il referendum di fatto non è ufficialmente iniziata. Molto però si giocherà proprio in queste settimane di settembre. Fin qui i segnali sono negativi per Matteo Renzi e il Partito democratico. Le ultime amministrative hanno segnato una sconfitta pesantissima per il partito di maggioranza del governo, su tutte le sconfitte in comuni come Roma e Torino.

Riavvicinare la politica alla gente comune, questo il diktat di Cesare Damiano all'indomani del ko di Fassino alle elezioni comunali della città di Torino. La riforma pensioni per il 2017 potrebbe, in questo senso, dare un aiuto sostanziale al governo, anche se le ultime notizie in merito non sono affatto incoraggianti, anzi.

L'Ape non è forse una soluzione molto popolare né tra i sindacati né tra le persone. I lavoratori precoci rischiano, ancora una volta, di essere esclusi dalla riforma in quanto non rientrerebbero "economicamente" nel piano di 2 miliardi pensato dall'esecutivo per il 2017. Insomma, piove sul bagnato per Renzi.