Il Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze della Salute di Torino, in collaborazione con la Città della Salute di Torino, l'Università di Pescara, il Campus di Oncologia Molecolare di Milano, l'Università di Lund sita in Svezia e l'Università Arcispedale di Reggio Emilia, hanno condotto una Ricerca sulle cellule oncogene, matrici del Tumore al seno, traendo l'esistenza di una molecola denominata p140Cap, la quale sarebbe in grado di interporsi tra la proliferazione cellulare della proteina ERBB2 e la diffusione delle metastasi nei tessuti mammari in stato avanzato.

Dallo studio emerge anche, che la proteina nemica del male sarebbe stata sinora presente, ma latente nell'organismo delle donne. La rivista Nature ci comunica la ricerca in merito.

La professoressa Paola Defilippi su Radio Capital: la p140Cap inattiva la funzione oncogena delle proteine cattive

La professoressa del Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze della Salute di Torino Paola Defilippi, a capo della recente scoperta, viene intervistata da Radio Capital, la quale esordisce con tono fiero ed entusiasta nei confronti di Valentina Vecellio, spiegando dettagliatamente il perché le cellule buone vengono attaccate e neutralizzate dalle proteine HER2 (ERBB2): in presenza di un tumore, egli cresce, si sviluppa e progredisce, arrivando a generare la metastasi.

Questo processo viene reso tale e possibile dall'efficienza della ERBB2, che unendosi alle altre molecole della stessa origine biologica, trasmettono degli impulsi, con lo scopo di poter evadere dalla stessa cellula, attaccando i tessuti mammari e nei peggiori dei casi, invadendo altri organi del corpo. La giornalista chiede dunque se la p140Cap, funga effettivamente da inibitrice del sistema: "esattamente, è questo l'interesse della ricerca, siamo sul versante delle proteine che riescono a svolgere il compito, opponendosi alla vulnerabilità espressa dalla proteina portatrice del cancro al seno".

In virtù degli studi, si è constatato come alcune proteine posseggano la funzione, ma non la finalizzino, per via di alcuni elementi ancora alla scienza, sconosciuti. L'obiettivo ora è testare il risultato di una collaborazione futura tra le proteine inerti e l'applicazione di molecole strumentalizzate all'utilizzo delle stesse.