Idlib, 4 aprile 2017: la Siria di Bashar al-Assad è stata protagonista di una tragica offesa chimica. Il raid infatti, ha spento la vita di molti uomini, ed in virtù della strage di bambini e per la crudeltà consumatasi, le Nazioni Unite hanno reputato che una tale disumanità venisse seconda solo all'attacco avvenuto nell'agosto 2013 a Goutha, città situata ad est di Damasco, dove 1400 civili persero la vita in seguito alla presenza del gas Sarin, utilizzato nel bombardamento strategico volto a demolire la città.

In seguito, le accuse verso Assad furono smosse a tempo debito, quando gli Usa furono informati che il campione analizzato non corrispondesse ai lotti chimici della Siria.

Entrambe le esecuzioni sono state eseguite con l'uso del gas nervino. L'utilizzo dello stesso, fu espressamente bandito dall'ex presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama, ma non solo: tutti i gas facenti parte della categoria degli asfissianti, avvelenanti e batteriologici, furono sanciti con il Protocollo di Ginevra, che per antonomasia, fu il trattato internazionale sul bando delle armi chimiche più rilevante del '900.

Il metodo in-situ

Grazie ai media e all'arduo lavoro d'informazione da parte dei reporter esteri, non è un fulmine a ciel sereno, che il territorio siriano sia divenuto ormai da anni, un campo di battaglia; se non di sterminio, giacché gli indicatori demografici asseriscono la perdita di milioni di uomini, recedendo di qualche anno ed esattamente ai tempi della al-Harb al-ahliyya al-suriyya o meglio conosciuta come guerra civile siriana.

L'interrogativo da porsi risiede piuttosto tra la composizione chimica dei gas nervini e nel caso specifico, quella del sarin. L'utilizzo delle armi chimiche, presuppone che i composti evaporati (o, nel caso contrario e in conformità alla sostanza utilizzata), siano tossici e talvolta fatali.

Il suolo del territorio in questione, ha saturato per anni la velenosità degli organofosfati: inibitori dell'acetilcolinesterasi, agendo irreparabilmente sul sistema nervoso umano ed animale.

Le tossine presenti all'interno della combinazione, contribuiscono al disequilibrio ecosistemico e al bioaccumolo chimico. Sarebbe perciò opportuno, provvedere al biorisanamento del terreno, esattamente con il metodo in-situ. Il trattamento pronostica la lavorazione del suolo, senza che esso venga asportato o scavato: facendo altresì leva sui microrganismi indigeni ed esogeni derivati, sfruttandone il metabolismo cellulare, cosicché l'attività microbica si arresti ristabilendo il naturale ecosistema.

L'inaspettata scoperta nei laboratori della Bayer

Siamo nel lontano '36, quando la Germania nazista venne egemonizzata dal regime totalitario del Terzo Reich guidato da Adolf Hitler, e in Italia vigeva l'era del Partito Fascista di Benito Mussolini, dove entrambi sigillarono i rapporti firmando il Patto d'Acciaio, o Stahlpakt. Nel frattempo nei laboratori dell'azienda farmaceutica Bayer, si elabora la componente chimica di un nuovo insetticida, volto a debellare il sistema nervoso degli insetti. Il team di scienziati plasmò una sostanza che col tempo e l'uso delle armi chimiche, divenne letale. Gli studiosi si accorsero della pericolosità dell'elemento, quando una piccola quantità di Tabun cadde accidentalmente a terra, indebolendo per settimane il team.

I tedeschi iniziarono a produrre tonnellate di sarin. La Russia però, saccheggiò le riserve dell'arsenale chimico, gettandolo nel fiume Oder. Gli effetti del suddetto gas, sono così nefasti da essere siglati con l'acronimo SLUDGE.