Alcuni ricercatori giapponesi hanno da poco fatto una scoperta eccezionale, individuando un'immensa cupola di lava al di sotto del supervulcano Kikai. Il segnale che il supervulcano si sta risvegliando. Una sua eruzione darebbe origine a una catastrofe naturale senza precedenti. L'ultima volta che Kikai ha eruttato fu più di 7 mila anni fa, quando cancellò dalla faccia della Terra la civiltà Jomon, che viveva nel Giappone meridionale.

A livello geografico, la sua posizione è collocata vicino alle isole a sud del Giappone. L'arcipelago più vicino è quello delle Osumi Islands, che appartiene alla prefettura di Kagoshima. Come facilmente immaginabile, conoscere la sua collocazione geografica risulta essere un esercizio di retorica superfluo in caso di nuova eruzione.

I segnali del risveglio

Gli ultimi studi fatti dai ricercatori del KOBEC (Kobe Ocean-Bottom Exploration Center) hanno rilevato che la cupola, contenente qualcosa come 23 chilometri cubici di magma, stia crescendo. Il fatto che il supervulcano Kikai sia passato da stato dormiente a stato semi-dormiente non anticipa nulla di quello che potrebbe capitare nel prossimo futuro, ma sono gli stessi scienziati a fornire alcuni dettagli apocalittici in merito alle potenzialità distruttive del supervulcano.

Secondo quanto riferito dallo studioso Tastsumi, a cui compete il ruolo di capo progetto del KOBEC, qualora ci fosse oggi un'eruzione del supervulcano Kikai, sarebbe in pericolo la vita di oltre 100 milioni di persone. Gli ultimi dati anagrafici stimano per il Giappone una popolazione complessiva di 127 milioni di persone. Questo significa che verrebbe cancellata in poche ore l'80 per cento della popolazione giapponese. Questa, però, è l'ipotesi più catastrofica. Invece, quella più favorevole, è che nei prossimi 100 anni la percentuale di eruzione del supervulcano corrisponda all'1 per cento.

In pericolo non solo il Giappone

Lo studio scientifico realizzato dal KOBEC precisa che un'eventuale eruzione del supervulcano Kukai provocherebbe uno tsunami di dimensioni gigantesche, che coinvolgerebbe non soltanto le coste a sud del Giappone ma anche quelle di Taiwan e Cina.

Infine, le onde generate dallo tsunami si abbatterebbero anche contro le coste degli Stati Uniti. Evidentemente, nessuna ricerca scientifica garantirebbe la salvezza qualora madre natura si manifestasse in tutta la sua forza.