Times of India e la BBC riportano un nuovo caso di violenza a Nuova Delhi, precisamente a Mangolpuri, il quartiere a nord-est della città.
Dopo lo stupro e la morte della studentessa di medicina in un autobus avvenuto a dicembre e il rapimento e violenza fisica su tre bambine di sei, nove e undici anni due mesi dopo, in tutto il paese si erano scatenate le proteste e le manifestazioni, con grande risonanza anche in Europa, per chiedere ai governanti una maggiore tutela sociale e legale delle donne e, in generale, dei soggetti più deboli della società, come i bambini e i diversamente abili, considerando che, tra l'altro, secondo i dati governativi i reati a sfondo sessuale nella capitale sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi tre anni (del 17%).
Il caso specifico invita a riflettere, però, soprattutto per il luogo in cui si è svolto. Infatti, giovedì pomeriggio, gli assistenti di una scuola pubblica hanno trovato una bambina di sette anni ferita nei corridoi della scuola. Chiamati i soccorsi, la bimba è stata trasportata al Sanjay Ghandi Hospital, dove ha raccontato ai medici, che hanno confermato lo stupro, di essere stata aggredita da un adulto proprio nei locali scolastici. In poco tempo la notizia si è diffusa e i primi manifestanti si sono riuniti nelle vicinanze dell'ospedale.
Alla gravità del fatto si aggiunge la preoccupazione per il luogo in cui esso è avvenuto: la scuola è (o, almeno, dovrebbe essere), in India come in qualunque altro paese, un luogo sicuro, un luogo in cui la dignità dei bambini viene rispettata, un luogo in cui si insegna il rispetto per l'altro attraverso le azioni individuali degli adulti, prima che attraverso lo studio.