E' di nuovo Vito Galatolo a parlare, dopo le indiscrezioni degli ultimi giorni questa volta il boss sostiene che il super-latitante Matteo Messina Denaro avrebbe messo da parte gli affari per tornare a concentrarsi sull'omicidio di Di Matteo. - È lui che progetta l'attentato nei confronti del magistrato Nino Di Matteo, per conto di entità esterne. È lui che ha procurato l'esplosivo - è questo che spiega l'ex boss palermitano.

Dopo il pentimento, stanco del carcere duro al quale è condannato, il collaboratore Galatolo avrebbe messo in allerta i PM di Palermo e Caltanissetta riguardo le intenzioni di Messina Denaro sul quale gravano numerosi ergastoli tra i quali quelli per le stragi del '93 e di Capaci come mandante. E mandante sarebbe anche questa volta in appoggio a quelle "entità esterne" tanto temute quanto ignote.

Gli inquirenti seguono le tracce dell'esplosivo, che secondo Galatolo è già a Palermo, e che secondo altre fonti la "primula rossa" Messina Denaro starebbe cercando fortemente non solo per Di Matteo ma anche per Teresa Principato, altro magistrato del pool che indaga sulla Trattativa tra Stato e Mafia.

Due i punti interrogativi sui quali porre l'accento secondo le forze dell'ordine: il primo riguarderebbe l'entità dei mandanti esterni a Cosa Nostra, il secondo il famigerato esplosivo nascosto non si sa bene dove.

Secondo Galatolo i motivi principali sarebbero riconducibili al processo sulla Trattativa dichiarando però di non sapere di più. Parla anche di un bidone contenente il tritolo arrivato da Trapani, bidone che, nonostante le ricerche della DIA, ancora non si è trovato. Le entità che avrebbero sede a Palermo secondo un altro collaboratore, Michele Cimarosa, imprenditore ex fedelissimo del boss, che riferendosi a Francesco Guttadauro, nipote di Messina Denaro, avrebbe dichiarato: - Di tanto in tanto andava a Palermo e tornava con delle notizie sulle indagini -.

Informazioni che i due avrebbero usato per nascondere pizzini e prove compromettenti durante il loro arresto nel dicembre scorso essendone, sempre secondo Cimarosa, preventivamente avvisati. La "primula rossa" di Cosa Nostra, nonostante l'arresto di molti fiancheggiatori, è ancora inafferrabile tanto da essere definito "testa dell'acqua".

Intanto il GUP Davide Salvucci condanna all'ergastolo con rito abbreviato due esecutori materiali della strage di Capaci, in cui perse la vita il giudice Falcone, Giuseppe Barranca e Cristoforo Cannella. I due furono chiamati in causa da Gaspare Spatuzza nel 2008, altro collaboratore ad essersi avvalso dei benifici di tale posizione giuridica. Come nel post stagione stragista '92-'93 sembrano ancora i pentiti ed i collaboratori gli interpreti per decifrare la grande matassa di misteri che coinvolgono Cosa Nostra e uomini delle istituzioni, tutto questo mentre la tensione continua a salire.