Sembra di tornare indietro di vent'anni, al 1993, quando dopo lo stragismo ordinato da Riina e Provenzano innumerevoli furono i casi di boss che cominciarono a parlare con magistrati e forze dell'ordine. Stavolta, dopo Zarcone, tocca a Vito Galatolo, da anni al 41bis e considerato fino a pochi giorni fa un irriducibile. Il boss avrebbe confessato di aver partecipato a due summit, nel Dicembre 2012, in cui si decidevano i dettagli dei probabili attentati contro il PM Di Matteo. Le opzioni: Roma, con bazooka e Palermo con il famigerato tritolo.

Dichiarando di "essere assalito da un turbamento interiore" e di volersi liberare di "un peso dalla coscienza" avrebbe iniziato a collaborare ufficialmente con la giustizia davanti al procuratore aggiunto Vittorio Teresi ed il procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari.

Prontissimo, nel frattempo,l'impegno degli agenti della DIA impegnati nello spostare i familiari del boss da Mestre ad una località segreta. L'intento di Galatolo sarebbe quello di evitare una nuova strage, caute le forze dell'ordine nel parlare di pentito. Le dichiarazioni del reggente del mandamento dell'Acquasanta, recentemente condannato a 6 anni ed al confino a Mestre, toccherebbero anche argomenti scottanti ma non certo nuovi: ricordate "le menti raffinatissime" citate da Falcone dopo l'attentato all'Addaura nel '89?Si parla infatti di un input esterno alla mafia nel progettare l'attentato a Di Matteo. Agghiaccianti le coincidenza del caso: nel 2012 mentre i PM di Palermo cominciavano ad indagare sui servizi segreti deviati ed i loro rapporti con la destra eversiva, Galatolo partecipava a delle riunioni in cui veniva decisa la linea operativa dell'eventuale omicidio.

Non manca di rispondere Rosy Bindi, presidente della commissione antimafia, dichiarando: "Abbiamo già convocato i magistrati che vedremo a breve. Sappiamo che tutti i dispositivi di sicurezza sono stati messi a disposizione ma non sottovalutiamo nessun allarme, aggiungendo: "Spesso, dopo le minacce nascono le convenienze, questo è uno dei modi con cui le mafie continuano a essere padrone del territorio.

C'era stato detto nelle audizioni precedenti che la mafia si stava insediando attraverso il pizzo, l'usura, la droga. Ma lo Stato, la magistratura e le forze dell'ordine sono presenti, come dimostra l'operazione di oggi(ieri a Brancaccio,ndr) a Palermo. Nei prossimi giorni potrebbero emergere nuove dichiarazioni rivelatrici riguardo il progetto dell'attentato e possibili mandanti esterni, se il boss dovesse ufficialmente cominciare a collaborare come "pentito".