Se la Colombia è in difficoltà per lo stop ai negoziati di pace, mentre in Venezuela si temono nuove sanzioni commerciali da parte degli Stati uniti, oggi è soprattutto il Messico a vivere una giornata bollente. Per il Paese ispanoamericano è stato il giorno di una grande marcia di protesta e rabbia, per il caso dei 43 studenti desaparecidos. Proprio nella giornata in cui si commemora l'anniversario della Rivoluzione del 1910, il Distretto federale - ossia la capitale Città del Messico - è stato raggiunto dalle tre carovane della rabbia, che da giorni attraversano il Paese per reclamare verità e giustizia in nome dei genitori degli scomparsi.

Secondo gli analisti, si tratta di una protesta più incisiva rispetto alle altre manifestazioni. Il che fa il paio con la debolezza politica del presidente Enrique Peña Nieto, la cui posizione si è aggravata in seguito a uno scandalo riguardante il suo patrimonio.

I risultati dell'indagine penale

Secondo gli ultimi risultati dell'inchiesta, il 26 settembre i giovani dell'Escuela normal rural de Ayotzinapa sono stati arrestati dalla Polizia municipale di Iguala nello Stato di Guerrero, e da questa consegnati ai narcotrafficanti del cartello Guerreros unidos, che hanno già confessato la mattanza su ordine delle Autorità. Li avrebbero poi inceneriti in una discarica del Comune di Cocula, non lontano da Iguala.

Pochi i resti trovati, che sono già in Austria per gli esami del dna.

I familiari delle vittime non sono rassegnati all'esito fatale, e sostenuti dalla società civile pretendono la verità. In primis, il chiarimento delle connivenze tra politica e trafficanti di droga: secondo gli inquirenti il mandante della strage sarebbe lo stesso ex sindaco di Iguala (adesso destituito e agli arresti), l'ex gioielliere e miliardario, José Luis Abarca Velázquez.

La cui consorte María de los Ángeles Pineda Villa - che puntava a succedere al marito - fa parte di una famiglia collusa col narcotraffico. I coniugi erano esponenti del Partido de la revolución democrática (Prd), la formazione che rappresenta l'opposizione di sinistra al Governo federale, e al presidente Peña Nieto del Partido revolucionario institucional (Pri).

Bersaglio? Il cuore del potere

Tornando alla manifestazione odierna, va rilevato che rappresenta un salto qualitativo rispetto alle «jornadas de furia»: le proteste (anche violente) che nelle ultime settimane hanno raccolto il malcontento per il caso dei desaparecidos, cercando di dare una scossa al Paese. E cui hanno partecipato anche settori alieni alla piazza, come attori del cinema o alti magistrati. La dimostrazione di oggi ha coinciso con la festa nazionale e con uno sciopero generale sostenuto dalla gran parte dei sindacati, mentre in appoggio si sono organizzati atti di protesta in tutta la Nazione (col corollario di disagi negli aeroporti). La prima manifestazione promossa in Messico dalle reti sociali - l'hashtag dominante è #YaMeCanse, «mi sono già stufato» - ha inoltre avuto come bersaglio il cuore del potere, il presidente, che per evitare di fomentare gli animi, ha cancellato la tradizionale sfilata militare.

Il presidente fa la dichiarazione dei redditi

Peña Nieto è oggi sulla difensiva anche per lo scandalo della residenza privata da sette milioni di dollari, intestata a una società immobiliare su mandato della first lady. Ha così pubblicato una Dichiarazione patrimoniale dettagliata dei propri beni: una pratica non comune, per i presidenti del Messico. Qualcosa sta cambiando?