Le elezioni che si stanno svolgendo in queste ore nelle regioni orientali dell'Ucraina, che chiedono una maggiore se non una totale autonomia dal governo di Kiev, rischiano di aumentare le tensioni mondiali nonostante l'accordo stipulato dal paese con la Russia con cui è stato possibile garantire fino al 2015 il regolare flusso di gas di Mosca verso l'Unione Europea.
Elezioni ucraine: apertura seggi
La consultazione elettorale odierna, iniziata dalla prima mattinata, non è riconosciuta valida dall'esecutivo ucraino e tantomeno dai suoi alleati mentre è appoggiata dal Cremlino che sostiene militarmente la lotta dei gruppi indipendentisti che minacciano l'integrità territoriale del paese.
La situazione potrebbe generare ulteriori tensioni internazionali, causate dall'eventuale imposizione di altre sanzioni da parte di Obama e della Commissione Europea verso la Russia con inevitabili conseguenze negative sull'economia mondiale, se Putin destabilizzasse nuovamente il suo vicino che entrerà nei prossimi anni nel Vecchio Continente.
Il nervosismo dell'uomo forte di Mosca lo si è percepito soprattutto nella settimana appena trascorsa in quanto la Nato ha lanciato un' allarme a causa di una trentina di intercettazioni (di cui solo tre nei pressi dello spazio aereo inglese) di bombardieri nucleari russi che tra martedì e venerdì hanno tentato di entrare nei cieli europei rappresentando una grave minaccia anche per i voli civili.
La speranza è che tutto ciò non sia l'inizio di un'escalation ma una modalità di azione finalizzata a scoraggiare l'integrazione dell'Ucraina nell'Alleanza Atlantica e un disincentivo alla sua estensione nell'Europa orientale unito al tentativo di bloccare lo scudo anti missile americano che potrebbe essere dislocato entro il 2017 e che rappresenterebbe una gravissima minaccia alla sicurezza nazionale della Russia.
Le divergenze tra il Cremlino e la Casa Bianca sono sempre maggiori rispetto anche alla lotta contro l'Isis in quanto secondo il Ministero degli esteri russo vi è una collaborazione insufficiente tra l'amministrazione americana e il regime siriano, il cui territorio viene preso di mira dai raid aerei USA che avvengono con l'ausilio di alcuni loro alleati, nonostante ciò rappresenti un aiuto alle forze di Assad (appoggiate da Mosca dal 1971) impegnate a combattere contro gli jhadisti e quella parte di militanti che desidera la sua destituzione.
L'opposizione moderata siriana infatti, nonostante il sostengo ufficiale a livello militare di Washington, continua a essere insoddisfatta poiché non riesce a rovesciare con la forza il governo di Damasco e continua a chiedere al Pentagono uno sforzo maggiore in questo senso che Obama, però, non riterrebbe idoneo rendendo ambigua ancora una volta la sua politica estera.