Alexander Boettcher, il trentenne di origini tedesche, colto in flagranza di reato mentre con un martello stava inseguendo Pietro Barbini, al quale con Martina Levato lo scorso 28 dicembre ha teso un agguato 'punitivo' con l'acido, non intende assumersi le sue responsabilità. "Martina ha già ammesso, io non c'entro", ha dichiarato al giornalista di Repubblica Sandro De Riccardis, senza scomporsi più di tanto, senza perdere una più che mai ostentata tranquillità.
Impossibile per lui rivendicare che l'aggressione è stata attuata dalla sola Martina, ma gli avvocati difensori del giovane proveranno perlomeno a dimostrare che Alexander ha agito perché soggiogato dalla personalità dominante di lei.
Una redistribuzione delle colpe sbilanciata verso la parte femminile della coppia, cosa di cui sembra convinta anche la moglie di Boettcher, Gorana Bulog, ex modella croata, da qualche tempo commessa in una profumeria. La donna non sapeva nulla del legame del marito con Martina, ma da un anno sospettava che qualcosa fosse accaduto nella vita del marito, con cui conviveva da dieci anni ed era legalmente sposata da sette.
Anche lei sostiene che Alexander sia stato manipolato dalla studentessa 23enne. Una visione delle cose forse un po' troppo candida, forse un po' troppo comoda.
Lo scrittore di noir Andrea G. Pinketts, interpellato sul caso dal sito Lettera43, ha scomodato per la giovane addirittura Shakespeare. "È una moderna Lady Macbeth", ha detto. Di certo non una femme fatale. "Una tipa anonima, né bella, né brutta", la quale, secondo lui, avrebbe sedotto Alexander, un bellimbusto vacuo e narciso, innamorato di se stesso e della sua immagine da duro (amava definirsi 'Alexander the king' e sul corpo si era tatuato delle ferite), aprendogli il suo mondo interiore, una dimensione di oscura follia e immenso vuoto.
Quel che è certo è che Pietro Barbini, la vittima, ha il volto sfregiato e la vista compromessa. Ed Alexander non si è affatto preoccupato di alleggerire la posizione della sua "fidanzata", come ancora la chiama, la quale, invece, ha fin da subito cercato di scagionarlo, come ha riportato nei giorni scorsi la redazione milanese di Repubblica. Boettcher ha mostrato, però, preoccupazione per la sua condizione. Eh sì, perché in questa storia, c'è un ulteriore dettaglio, un colpo di scena di questi ultimi giorni. Martina è incinta, di un mese. Il bambino nascerà a settembre. Boettcher, che ha appreso la notizia in carcere, si è detto preoccupato di non potersi occupare di suo figlio. "Ho paura di non vederlo mai.
Che, una volta nato, verrà tolto alla madre. Rischio di perderlo, anche se non ho fatto niente", ha confidato sempre a Sandro De Riccardis che per Repubblica sta seguendo il caso, a cui, tra l'altro, ha dedicato un ampio articolo nell'edizione cartacea del giornale, proprio ieri.