Charlie Hebdo, colpito oggi da un attacco a matrice terroristica, è dal 1969 il settimanale satirico francese per eccellenza.
La sua storia è legata al mensile Hara-Kiri, giornale definito dagli stessi creatori "stupido e cattivo", definizione che gli costò anche due interdizioni la prima nel 1961 e la seconda nel 1966. Nel 1970 a seguito della pubblicazione riguardante la morte di Charles De Gaulle il giornale venne bloccato, ma Georges Berniere e François Cavanna aggirarono il blocco lanciando una nuova pubblicazione chiama Charlie Hebdo, che deve il nome al celeberrimo personaggio del fumetto Peanuts Charlie Brown.
Fin dagli inizi, l’Hebdo, ha avuto un orientamento libertario, di sinistra e fortemente anti-religioso con l’obiettivo di difendere le libertà individuali.
Il settimanale faticò a trovare spazio nella stampa francese e a causa di un calo del numero di lettori dovette chiudere tra il 1981 e 1992; l'Hebdo balzò di nuovo alle cronache nel 1992, grazie alla creazione di una tribuna-dibattito chiamata “Coraggio intellettuale” con cui si guadagnò le sue prime accuse di contenuti razzisti.
Charlie Hebdo è divenuto noto al pubblico internazionale, nel 2006, per la pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto del giornale danese Jyllands-Posten che costò all’allora direttore Philippe Val le accuse per razzismo decadute l’anno successivo.
In Italia ci pensò l’ex ministro delle riforme Roberto Calderoli a portare alla ribalte le controverse vignette del profeta Maometto, indossando una maglietta con le stesse che provocò delle forti reazioni dal mondo arabo, culminate con delle morti in Libia.
La reazione da parte del mondo islamico arrivò a fine 2011 dopo la pubblicazione di un numero speciale denominato “Sharia Hebdo” che provocò attacchi hacker al sito ed un incendio doloso che distrusse completamente la redazione del settimanale, entrambi gli attacchi furono definiti a matrice islamica dagli inquirenti.