Un'altra tragedia si consuma a Catania, Sicilia, in seguito all'ennesimo caso di malasanità. Una neonata, infatti, è morta prima di poter essere trasferita da Catania a Ragusa, per assenza di posti letto, dopo varie richieste di intervento al 118. Le condizioni della piccola sono apparse critiche subito dopo il parto, avvenuto nella clinica privata Casa di cura Gibino di Catania, con il ginecologo di fiducia della madre, un anestesista, un rianimatore e un neonatologo.

Accertato il fatto che la bimba avesse bisogno di cure specialistiche, sono state contattate le Unità di trattamento intensivo neonatale, presenti nel territorio. Contatti che non hanno avuto successo, causa la mancanza di posti letto per ospitare la piccola degente. Con un ambulanza privata, la clinica e lo staff medico hanno provveduto al trasferimento della paziente all'ospedale Paternò - Arezzo di Ragusa, ad un'ora e mezzo di distanza. A nulla è valso il viaggio: già in territorio ragusano, la piccola muore, in seguito ad una crisi respiratoria, ad appena 3 ore dalla nascita. I Carabinieri, in seguito alla denuncia da parte dei genitori della bimba, Tania e Andrea, hanno ascoltato il personale medico dell'ambulanza come persone informate sui fatti.

Nelle prossime ore il magistrato deciderà se disporre o meno l'autopsia sul corpo della paziente.

La casa di cura privata di Catania si stringe attorno ai familiari della piccola, e al dolore che gli stessi stanno vivendo in seguito alla morte della loro primogenita, sottolineando come abbiano fatto tutto il possibile per salvarle la vita, chiedendo più volte aiuto al 118. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a pochi giorni dall'insediamento in Quirinale, ha commentato i fatti dichiarandosi "incredulo" per quanto successo, mentre il Ministro della Salute Lorenzin ha immediatamente inviato gli ispettori in Sicilia per fare chiarezza sulla vicenda. L'opinione pubblica appare imbestialita per il nuovo caso di malasanità, dando la colpa soprattutto al fatto che siano stati fatti notevoli tagli alle strutture mediche, inadeguate, oggi, a poter accogliere i pazienti.