Mark Lippert "sta bene le sue condizioni sono stabili e il suo umore è alto". A comunicare le sue condizioni di salute è stato lo stesso ambasciatore americano a Seul, con un tweet dal Yonsei University Hospital dove è tenuto in osservazione. Ma per qualche momento si è temuto il peggio. Lippert, che è stato uno dei più validi collaboratori del presidente Obama, è stato aggredito ieri sera durante un comizio sulle ipotesi di pace nella penisola coreana. A colpirlo è stato Kim Jin Jong, 55 anni, conosciuto dalle forze dell'ordine per un episodio simile.

Era il 2010 quando il Jong tirò un calcestruzzo contro l'ambasciatore giapponese a Seul, reato per cui ottenne 3 anni di prigione. Tre anni prima, invece, Jong aveva cercato di darsi fuoco davanti al palazzo presidenziale.

Ieri sera Jong si è scagliato contro l'ambasciatore Lippert, che si accingeva alla sua lettura del suo discorso. "No alla guerra, le due coree devono essere riunificate" l'urlo prima di affondare il suo coltello di 25 cm sulla mano e sul volto del 42enne diplomatico. L'alta carica statunitense è stata subito scortata fuori dal palazzo, dove è stato fotografato mentre sanguinava copiosamente. La corsa all'ospedale è stata immediata.



Per saturare le ferite ci sono voluti 80 punti.

Tra le ferite più importanti, secondo quanto riferiscono i media americani, ci sarebbe quella alla mano. "In quattro settimane di trattamento" Rippert guarirà dalle ferite alla mano". Ma a causa della rottura di un tendine la sua "riabilitazione sarà molto lunga", ha dichiarato il dottor Jun Nam-Sik. Lippert, al momento, ha perso la sensibilità al mignolo della mano sinistra.





L'episodio è stato "condannato fermamente" dal presidente sud coreano Park Geun-Hyem, che in un suo intervento ha specificato come l'aggressione sia da catalogare non come un'aggressione fisica all'ambasciatore Mark Lippert, quanto piuttosto un attacco all'alleanza tra la Corea del Sud e gli Stati Uniti d'America. "Un episodio che non sarà tollerato". La presenza americana a Seul è vista dai vicini della Corea del Nord come un preparativo ad un'imminente invasione.