Il 'fumus indiziario' diventa sempre più fitto. C'è stata una interessante velocizzazione nelle indagini dopo ben 6 mesi grazie al ritrovamento di una pistola, alle dichiarazioni un supertestimone e di una telefonata anonima. Il Ris in azione. Venerdì è stata una intensa e pesante giornata per il Ris, la cui squadra si è recata in via Cristoforo Colombo a Pordenone al civico 9, dove il povero Trifone ha vissuto per qualche anno con Giosuè. Sequestrata e analizzata con precisione certosina anche la macchina dell'unico indagato. Accertamenti irripetibili, 'luminol', tamponi, sequestro di ''computers', cellulari.

Un lavoro che si è svolto dalla mattina sino a tarda notte, incessantemente, il tutto sotto lo sguardo attentissimo della criminologa Bruzzone, consulente di parte delle vittime, per la quale è anche molto probabile, se non certo, che ci sia almeno un'altra persona su cui indagare, un individuo che ha aiutato l'assassino durante la fuga.

La pistola appartiene ad un parente di Giosuè Ruotolo

Ciò che è stato ritrovato nel laghetto non è solo un caricatore, ma l'intera pistola, una 765 risalente alla prima guerra mondiale, una semiautomatica semplice da usare, non particolarmente elaborata e sicura che presenta ancora la matricola. Apparterrebbe proprio ad un parente di Giosuè Ruotolo e sino a pochi giorni dalla strage, l'arma si sarebbe trovata proprio a Somma Vesuviana, paese natio dell'indagato.

Inquieta il fatto che per ritrovarla gli inquirenti abbiano seguito le indicazioni di una telefonata anonima.

L'alibi traballante di Giosuè Ruotolo

L'ex commilitone di Trifone avrebbe raccontato di essere rimasto a casa a giocare con la 'PlayStation' quella sera del 17/3, data dell'omicidio. In realtà le persone che vivevano con lui hanno riferito l'esatto contrario: Giosuè quella sera non era con loro. Durante una intervista ha dichiarato la sua totale estraneità al fatto e di essere tranquillo, sfoggiando però un sorriso che dà l'impressione di un atteggiamento che non si adatta alle circostanza tragica di cui, comunque sia, egli è l'unico indagato.

Il Supertestimone

C'e' una persona che quella sera maledetta, in orario compatibile con quello dell'omicidio, tra le 19:00 e le 19:30, afferma di aver visto l'indagato proprio su un'Audi grigia. Con lui la presenza di un altro passeggero, probabilmente di sesso femminile, qualcuno che potrebbe avere aiutato l'omicida nella fuga.

Nonostante vi siano numerosi elementi che creano un forte faro di sospetto su Giosuè Ruotolo, manca il tassello più importante per concludere il puzzle di questo giallo: il movente. Flebile per la Procura l'ipotesi di una forte rivalità tra Trifone e Giosuè a causa di un nuovo concorso per accedere agli altri gradi delle Fiamme Gialle. Varie indiscrezioni ci parlano di gelosie, di invidia, ma non è sufficiente. Bisognerà indagare di più. È già stata sentita anche la fidanzata di Giosuè per oltre 5 ore. Non è emersa tutta questa grande amicizia fra i due commilitoni se non un rapporto fatto di cordialità, tant'è che, sia lei che il suo fidanzato, non erano mai usciti con Teresa e Trifone.

Le difficoltà della difesa

L'avvocato Rigoni, legale del Ruotolo, si trova in una situazione di stallo. Non può accedere agli atti perché secretati, le analisi in laboratorio del Ris saranno lunghe e complesse e quindi non rimane altro che attendere. Il suo assistito vorrebbe essere interrogato ma il Pm non si è dichiarato disponibile all'ascolto. Probabilmente aspetta di analizzare i risultati della scientifica per poi, eventualmente, far scattare il fermo.