Nelle grinfie della Guardia di Finanza questa volta cade il Vicepresidente della Regione Lombardia Marco Mantovani, che precedentemente ricopriva il ruolo di assessore alla Sanità dello stesso ente indagato per reato di concussione aggravata e turbata libertà degli incanti. Insieme a lui altre due persone sono incolpate di egual reato, uno di questi dipendente della stessa Regione.
Il fatto è accaduto mentre Mantovani era atteso al Convegno d'apertura della "Giornata della trasparenza e della legalità" organizzato dalla stessa Regione e a cui avrebbe dovuto presiedere anche il Governatore Roberto Maroni che però, all'ultimo momento, forse percependo quello che da li a poco tempo sarebbe accaduto, ne ha disdetto la presenza.
Ordine d'arresto per gli indagati
L'ordine d'arresto è stato emanato dal Procuratore aggiunto di Milano Giulia Perrotti e dal PM Giovani Polizzi che, dal resoconto delle indagini svolte dai collaboratori di giustizia, ha ritenuto opportuno proseguire con il mandato d'arresto dei tre indagati con l'approvazione firmata aggiunta del procuratore capo Eduardo Bruti Liberati.
Il secondo indagato incarcerato, è il 34enne Giacomo Di Capua, dipendente della Regione e collaboratore stretto di Mario Mantovani, anche per lui le accuse del "reato di concorso in concussione, corruzione aggravata e turbata libertà degli incanti". Il trio viene completato dall'arresto di Angelo Bianchi, ingegnere del Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche rivolte alla Regione Lombardia e Alla Regione Liguria; le accuse rivoltegli sono di concorso in concussione per il ruolo di Responsabile Unico dei Provvedimenti delle gare appaltate, nella sua progettazione, affidamento ed esecuzione.
Quali risvolti e dubbi resteranno
I reati che vengono contestati risalgono al periodo tra il 6 gennaio 2012 e il 30 giugno del 2014 in cui Mario Mantovani era senatore della Repubblica e sottosegretario di Stato, ricoprendo anche il ruolo di assessore alla salute della Regione Lombardia e nello stesso tempo quello di sindaco del Comune di Arconate.
Al momento dell'arresto presiedeva la poltrona di vicepresidente della Regione. I documenti utili alle indagini sono stati rilevati nelle sedi di Milano, Pavia, Varese, Vercelli e Rimini a cui vanno aggiunti al reato di abuso d'ufficio e turbativa d'asta. Ma la mano della legge non si ferma e prosegue il suo cammino verso gli uffici Regionali del Pirellone, in altre 9 abitazioni, su 17 Società collegate perché riconducibili agli arresti effettuati e verso altri 12 indagati a cui presto la magistratura saprà dare un nome.