Uomo 31enne di origini calabresi, membro del corpo della Marina Militare, è stato condannato a dieci anni di reclusione e tre di libertà vigilata al termine della propria pena con l'accusa di violenza sessuale. Il fatto avveniva nella notte tra il 29 e il 30 giugno dello scorso anno a Roma. L'uomo secondo quanto confermato dalla sentenza avrebbe abusato sessualmente di una giovanissima ragazza appena 16enne.

La violenza è avvenuta lo scorso giugno

Giuseppe Franco è il nome dell'uomo che è stato accusato e che aveva già riempito le prime pagine della cronaca calabrese lo scorso giugno. L'uomo dopo la notte incriminata, tra il 29 e il 30 giugno, si ritrovò a far i conti con l'accusa di violenza sessuale ai danni di una minore. Franco, 31enne di origini calabresi, al tempo in carica alle forze della Marina Militare, è stato condannato dal gup Simonetta D'Alessandro, il giudice dell'udienza preliminare, a scontare dieci anni di reclusione e tre anni da trascorre, scaduta la pena detentiva, sotto libertà vigilata.

Il gup avrebbe accolto in pieno le richieste avanzate dalla procura.

Il drammatico evento, secondo l'accusa, si è manifestato nella notte incriminata in un parco nei pressi di piazzale Clodio, all'interno del territorio del Comune di Roma. L'uomo, sempre secondo l'accusa, avrebbe avvicinato la giovane utilizzando uno stratagemma ossia fingendosi poliziotto e convincendola così a seguirlo. In quegli istanti la 16enne che avrebbe subito violenza si trovava in compagnia di due amiche. Secondo l'accusa il reato si sarebbe consumato una volta usciti dal raggio visivo di altri individui in una zona appartata nei pressi di Casale Strozzi. Solo a quel punto avrebbe abusato della giovane. In sua difesa l'uomo avrebbe affermato dal primo istante di non aver abusato della giovane ma di aver avuto con la stessa un rapporto consenziente.

Lo scorso anno fu divergente la dichiarazione della giovane che confermava di aver subito violenza e minacce, secondo quanto dichiarato poco dopo il fatto l'uomo le avrebbe intimato di non parlare, in caso contrario l'avrebbe uccisa.