Continuano le indagini volte a chiarire le dinamiche della morte della piccola Fortuna Lofreddo, avvenuta a Parco Verde a Caivano nel 2014, e soprattutto del coinvolgimento dell'unico indiziato attualmente in carcere, Raimondo Caputi.
A portare l'uomo in carcere sarebbero state le testimonianze delle piccole amiche di Chicca, desunte soprattutto attraverso i loro disegni, strumento regio per la mente dei bambini.
Cosa c'era nei disegni di Fortuna?
Dopo l'appello del ministro Angelino Alfano "chi sa parli", si è insinuato sempre più il sospetto che vi sia una rete di omertà, per alcuni quotidiani riconducibile alla camorra, dietro la morte non solo di Fortuna, ma anche di Antonio Giglio, un suo piccolo amichetto morto nelle medesime circostanze misteriose e per il quale il legale della famiglia Lofreddo avrebbe richiesto la riesumazione.
L'altro consulente incaricato dalla famiglia di Fortuna è la Dottoressa Sara Cordella, criminologa e grafologa forense, che abbiamo intervistato sui contenuti dei disegni di Chicca.
Intervista con la grafologa Sara Cordella
Dottoressa, come è entrata in questo caso?
Sono stata nominata a settembre del 2014 dall'avvocato Pisani, legale della famiglia della piccola Fortuna. Pisani e il pubblico ministero Bisceglia avevano avuto l'intuizione che nei quaderni e nei disegni della bambina potesse esserci la chiave per comprendere cosa potesse esserle successo. Raccolto il materiale, mi sono avvalsa dell'ausilio della dottoressa Margherita Carlini, psicologa e criminologa.
Dottoressa, abbiamo letto che i disegni di Fortuna erano stati già oggetto di perizia subito dopo la morte. Come mai?
Perché il PM, nei quesiti posti ai medici legali, aveva richiesto anche di verificare se la bambina avesse segni di violenza sessuale. Purtroppo gli esiti autoptici hanno confermato questa ipotesi. Diveniva allora importante restringere il campo nel tempo e nel luogo e verificare se la bambina inconsciamente aveva dato anche indicazioni su chi poteva averle fatto del male.
Dottoressa, cosa ha ravvisato di significativo nei disegni di Fortuna che avrebbero potuto mettere in allarme sul suo vissuto?
Nei disegni trovammo degli indicatori importanti. La bambina usava colori molto vivaci, tutti sulla base del rosso e del viola, con un tratto più marcato, quando colorava a casa. Evidentemente si sentiva poco al sicuro nell'ambiente, manifestando aggressività e rabbia. Ancora abbiamo notato che la bambina tendeva a cancellare in continuazione figure femminili. Cancellature superflue. Cancellare sempre la stessa immagine significa in qualche modo sentirla "ostile". Infine non abbiamo trovato un solo disegno con la presenza del sole, neanche quello delle stagioni. Il sole rappresenta la figura paterna e comunque maschile. L'assenza ne rappresenta un chiaro rifiuto. C'erano inoltre tratti collegati alla difficoltà di poter parlare (finestre con le inferriate ) e la figura umana presentava delle mani molto grandi che stanno ad indicare la necessità della bambina di essere coccolata e protetta
Un ultima domanda. Senza naturalmente fare polemiche, era possibile secondo lei prevenire questa tragica morte? Quanto i disegni dei bambini possono raccontarci di quello che provano?
Leggere il disagio dei bambini non è sempre facile.
Proprio perché spesso i bambini non hanno le parole per manifestarlo. Altre volte sono gli adulti stessi che impongono il silenzio. Il disegno diventa l'unica manifestazione genuina e inconscia di tutto il mondo interiore del bambino. Ci vogliono certamente degli strumenti di decodifica che diventano un prezioso mezzo per aprire queste porticine che i bambini a volte tengono chiuse per difficoltà e purtroppo molto spesso, per timore.
Ringraziamo la Dottoressa Sara Cordella e le auguriamo buon lavoro, sperando che possa contribuire a rendere giustizia alla piccola Fortuna.
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