La forza militare del sedicente Stato Islamico si è ridotta pesantemente negli ultimi mesi, sia in Iraq che in Siria. Nonostante i recenti attacchi e attentati perpetrati in Europa, peraltro non sempre direttamente riconducibili ad una matrice jihadista, rivelano come l'ISIS stia diventando sempre più fonte d'ispirazione per squilibrati o piccole cellule terroristiche difficilmente controllabili.

L'accrescimento del potere mediatico del Califfato non è corrisposto dalle parallele evoluzioni che si stanno verificando sui campi di battaglia.

Manbij è una città che si trova in Siria, nel nord del paese devastato dalla guerra civile. Fino a maggio scorso lo Stato Islamico teneva ancora in pugno le sue strade, nonostante le ripetute offensive lanciate dalle Forze Democratiche Siriane con il supporto della coalizione internazionale. Manbij non è molto lontana dalla frontiera turca, dista circa 40 chilometri. Abbastanza poco da consentire ai militanti di avere a disposizione una rapida via d'uscita in Turchia, creando così anche una rotta che porta dritto in Europa.

Però il regno dell'IS in questa città è ormai giunto al capolinea: come fa notare il Daily Mail, negli ultimi giorni le forze siriane hanno accerchiato Manbij, per poi entrarvi e respingere con successo i jihadisti. Mentre i bombardamenti della coalizione continuano comunque a fare terra bruciata nella zona, anche a costo di far vittime tra i civili (tanto che il Comando Centrale USA ha aperto un'indagine). In città l'Intelligence americana sarebbe entrata in possesso di circa 10.000 documenti contenenti informazioni sensibili sullo Stato Islamico.

Acquisite le identità di membri dello Stato Islamico

Come ha confermato Brett McGurk, inviato speciale del presidente Obama, le informazioni pari a 4,5 terabytes contengono dettagli considerevoli sui militanti dell'ISIS: i dati rivelerebbero, oltre alle rotte utilizzate dall'organizzazione terroristica per far uscire i suoi combattenti dalla Siria, anche le identità ed i paesi di origine di molti jihadisti.

McGurk ha detto al New York Times che tali informazioni sono state condivise con gli alleati della coalizione, aggiungendo: 'Vogliamo essere sicuri che tutti questi dati siano disseminati in modo coerente con i nostri partners, in modo da poter tracciare le reti terroristiche dal nucleo fino a qualunque luogo in cui i punti potrebbero connettersi, siano essi in Europa, in Nord Africa o nel Sud-est asiatico'.

Anche il colonnello USA Christopher Garver ha espresso la sua soddisfazione in una conferenza stampa al Pentagono dopo il recupero dei numerosi documenti, sottolineando che torneranno senza dubbio utili: 'Qualsiasi cosa che può connetterci ad operazioni esterne dalla Siria è un beneficio per tutti; l'intera coalizione ne trarrà un vantaggio nel combattere le attività terroristiche dell'IS in tutto il mondo'.

Il materiale sequestrato è molto ampio e probabilmente ci vorrà del tempo affinché vengano individuate informazioni davvero rilevanti per migliorare la guerra all'ISIS; ma sicuramente si tratta di acquisizioni che faciliteranno i reparti di Intelligence statunitensi ed europei. Basti considerare che, stando alle stime, circa 43.000 potenziali terroristi provenienti da almeno dodici paesi diversi hanno cercato di raggiungere l'Iraq o la Siria. Tra questi compaiono anche cittadini occidentali, che hanno deciso di unirsi al progetto dello Stato Islamico lasciando dietro di sé famiglia e lavoro.