L'ultimo allarme dal Pentagono è rivolto direttamente all'Europa. Sotto assedio a Mosul ed in palese difficoltà in Siria, l'Isis avrebbe in progetto nuovi attentati in Occidente. Secondo il generale statunitense Stephen Townsend, in base ad informazioni di intelligence, "lo Stato Islamico dalla sua roccaforte siriana di Raqqa starebbe pianificando un attacco terroristico", aggiungendo che l'obiettivo di Washington è quello di "raggiungere Raqqa al più presto".
L'ufficiale americano ha ovviamente puntualizzato che, a differenza di quanto sta accadendo in Iraq, l'azione militare in questo caso dovrebbe essere condotta dai ribelli siriani e "le loro condizioni di combattimento sono molto difficili, considerata la presenza delle forze governative siriane e dei russi". Come dire che le colpe di un assalto verso Raqqa che non prende piede sono da attribuire a Damasco e Mosca. Stessa cosa se l'Isis torna a colpire in Occidente.
La guerra mediatica di Washington
A questo, va aggiunta una nuova campagna mediatica che ha lo scopo di fare pressione sull'opinione pubblica e sulle Nazioni Unite, affinché vengano condannati i presunti "crimini di guerra" russi e siriani.
La notizia di un raid su una scuola di Idlib che avrebbe ucciso 22 bambini e 6 insegnanti è stato ripreso anche dai maggiori organi di stampa italiani, citando come fonte l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Sull'impostura che ha sede nel Regno Unito e che rappresenta, in realtà, il megafono dei ribelli, è stato detto e scritto molto. Non è una fonte credibile perché di parte e, nonostante non abbia mai fornito prove documentate sull'incredibile sfilza di atrocità delle quali si sarebbero 'macchiati' i militari siriani e, negli ultimi mesi, l'aviazione russa, continua ad essere considerata attendibile. Oltretutto non si dà nemmeno modo agli accusati di replicare: le dichiarazioni di Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri di Mosca che smentisce qualunque coinvolgimento russo su quanto accaduto a Idlib, sono state praticamente ignorate dalla stampa occidentale.
La Russia, da parte sua, ha invece alimentato forti sospetti in merito all'azione militare anti-Isis in atto a Mosul. Secondo il Cremlino, la possibile fuga di molti miliziani jihadisti dall'Iraq alla Siria sarebbe "calcolata" dagli Stati Uniti che conterebbero in questo modo di "creare nuovi problemi al governo di Damasco".
L'effetto contrario di una propaganda logora
In realtà la coscienza filoamericana in Europa sta probabilmente raggiungendo i minimi storici e la nuova campagna di "russofobia", al contrario di quella anti-comunista messa in atto durante la guerra fredda, sta avendo un effetto boomerang. Lo testimonia la crescente stima di molti cittadini dell'Unione Europea, anche parecchi italiani, nei confronti di Vladimir Putin il cui intervento in Siria, è opinione comune di tante persone, ha invece dato un contributo fondamentale nella lotta al terrorismo.
I crimini passati e presenti dei quali viene accusato il presidente russo passano all'attenzione della gente come "accuse non supportate da prove" oppure "inventate dalla propaganda filoamericana". Gli europei hanno invece paura del terrorismo islamista la cui nascita, secondo alcuni, "è stata causata direttamente o indirettamente della politica statunitense in Medio Oriente". Putin combatte i terroristi ed incarna l'immagine di un leader forte di cui molti sentivano la mancanza. Venendo alle cose di casa nostra, che le simpatie degli italiani nei confronti della politica americana siano in discesa lo fa capire anche la reazione di molti cittadini alla recente visita del premier, Matteo Renzi, alla Casa Bianca.
I presunti costi di quella che tanti denigratori del governo hanno definito "una comparsata" e l'endorsement di Barack Obama alla riforma Boschi hanno sollevato cori di proteste, segnale chiaro che il "filoamericanismo" ancora caro alla politica ed alla stampa italiana, ha forse fatto il suo tempo tra la 'gente della strada'.