La presa di Mosul segnerebbe la sconfitta definitiva delll'Isis in Iraq. L'azione delle truppe curdo-irachene è supportata dalle forze speciali statunitensi ed in questo momento è in atto anche una massiccia campagna di stampa sui media occidentali che sta offuscando la questione siriana. Washington offre notevoli spunti agli organi di informazione anche perché, alla luce dell'evidente situazione di stallo che la sua politica sta vivendo in Siria, è consapevole che bisogna catalizzare l'attenzione su quella che viene presentata come una delle battaglie campali contro il terrorismo.

La situazione però è più complessa del previsto e non ci si attendevauna risposta così forte da parte dei miliziani del Califfato. L'assalto a Kirkuk ha causato 80 morti ed oltre 170 feriti tra le forze alleate ed ha costretto il comando della coalizione a spostare uomini nelle retrovie per timore di nuove, sanguinose sortite.

L'articolato sistema di difesa del Califfato

La conclusione vittoriosa dell'assedio di Mosul, considerata la capitale del Daesh in Iraq, è solo questione di tempo perché la disparità di forze è fin troppo evidente. L'esercito composto dalle truppe irachene e dai Peshmerga curdi è composto da circa 30 mila uomini, i miliziani dell'Isis non superano le 6 mila unità. Per questo motivo, le forze del Califfato stanno attuando la tattica di fare "terra bruciata" ed attuano una resistenza che non si farebbe scrupoli nell'utilizzo di scudi umani tra la popolazione civile, oltre ad azioni assolutamente criminali come l'incendio ad una fabbrica di solfati avvenuto a sud della città assediata che ha causato oltre mille casi di intossicazione tra gli abitanti della zona.

Stamani è giunta notizia di una nuova offensiva condotta dai Peshmerga su Bashiqa, circa venti km a sud est di Mosul, supportata dai raid aerei statunitensi. L'obiettivo è quello di liberare almeno due villaggi dall'occupazione del Califfato. Il principale problema riscontrato dalle forze della coalizione sta nell'articolato sistema di difesa messo a punto dai comandanti dell'Isis.

Sono centinaia i tunnel scavati in ogni agglomerato urbano, predisposti sin dal 2014 quando proprio a Mosul venne annunciata da Abu Bakr al-Baghdadi la nascita dello Stato Islamico. Alcuni danno luogo a vere e proprie cittadelle sotterranee e ricorderebbero, nella struttura, i tunnel scavati dai Vietcong durante la guerra del Vietnam negli anni '60 e '70.

Sono pertanto utili per sposare le proprie forze da un villaggio all'altro ed anche per ricavare vie di fuga al riparo dai bombardamenti. Nei giorni scorsi, oltretutto, è partito da Mosca un nuovo allarme relativo alle strategie dell'Isis. Secondo il parere dell'orientalista Elena Suponina, infatti, è lecito attendersi un trasferimento in massa di miliziani dall'Iraq alla Siria. Nel contempo la studiosa russa punta il dito contro Washington. "Con la presa di Mosul - ha detto - l'attuale amministrazione Democratica degli Stati Uniti dimostrerà all'opinione pubblica di aver riportato una grande vittoria contro il terrorismo e, pertanto, sarà utile ad Hillary Clinton dal punto di vista elettorale. I terroristi in fuga da Mosul, però, potrebbero marciare verso la Siria e questo creerebbe non pochi problemi al governo di Damasco ed ai suoi alleati, Russia ed Iran".