In questi giorni si sta dando grande risalto mediatico a una ricerca pubblicata su Nature Communications riguardante i Campi Flegrei. Tale studio, che è stato condotto da un team di ricercatori appartenenti all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), riguarda la possibilità che questo vulcano possa risvegliarsi. E in effetti è in corso un acceso dibattito tra gli studiosi riguardo a una possibile eruzione del vulcano dei Campi Flegrei.

Campi Flegrei: lo studio

Tra gli autori di questo studio c'è Giovanni Chiodini, che svolge l'attività di ricercatore presso l'Istituto Nazionale d'Italia di Geofisica e Vulcanologia di Bologna. Stando alle indagini condotte dallo studioso, è emerso un aumento del magma sotto la superficie terrestre che potrebbe determinare il rilascio di fluidi e gas. In particolare Chiodini spiega: "Il possibile avvicinarsi del magma alle condizioni di pressione critica può spiegare l'attuale accellerazione delle deformazioni del suolo, il recente incremento delle scosse di terremoto e l'aumento dei gas più sensibili agli aumenti di temperatura".

Il vulcano più pericoloso al mondo

D'altronde la caldera dei Campi Flegrei viene ritenuta uno dei vulcani più pericolosi al mondo. Tale vulcano 39mila anni fa ricoprì con la sua cenere tutta l'Europa arrivando perfino a Mosca. Tale inverno vulcanico durò per ben due anni e, secondo gli studiosi, tra i fattori che portarono all'estinzione dei Neanderthal bisogna considerare anche queste eruzioni. Storicamente la caldera dei Campi Flegrei, quasi come fosse una creatura letargica che ogni tanto si risveglia stiracchiandosi le membra intorpidite dalla lunga quiescenza, nel corso dei secoli si è sempre sollevata e abbassata. Il bradisismo in particolare ha caratterizzato gli anni 80'. Dal 2005 inoltre il suolo, stando agli ultimi dati disponibili, si è sollevato di ulteriori 40 centimetri.

Tuttavia nell'immediato non c'è alcun allarme: lo studio mette in evidenza che il riscaldamento dello strato roccioso tra il magma e la superficie potrebbe indicare che ci si sta avvicinando a una condizione di forte pressione, ma non è possibile riuscire a prevedere l'evoluzione di tale situazione.