Sta facendo molto discutere il caso di Beata Halassy, virologa croata, che ha scelto di curarsi con una terapia sperimentale conosciuta come viroterapia oncolitica (OVT) per trattare il suo cancro al seno al terzo stadio. Si tratta di un approccio non convenzionale che ha scatenato dibattiti su etica e sicurezza. Invece di affidarsi alla terapia standard della chemioterapia, Halassy ha infatti iniettato nel suo tumore versioni attenuate del virus del morbillo e del virus della stomatite vescicolare, entrambi utilizzati in ambito sperimentale per la loro capacità di infettare e distruggere le cellule tumorali.
Nel caso di Halassy, hanno anche stimolato una reazione immunitaria.
L'OVT: in cosa consiste questa tecnica sperimentale
L'OVT è un approccio che utilizza virus modificati per aggredire selettivamente le cellule tumorali. In alcuni paesi è già autorizzato per trattare melanomi metastatici, ma è ancora poco studiato per altre forme tumorali ai primi stadi, come il cancro al seno. L'approccio sperimentale di Halassy ha comportato la preparazione di dosi di virus attenuati per evitare malattie severe, in maniera simile a come funzionano alcuni vaccini. Per due mesi, ha iniettato i virus direttamente nel tumore, sotto la supervisione della sua oncologa, che l'ha seguita durante l'intero processo per intervenire rapidamente in caso di complicazioni.
I primi risultati sono sembrati incoraggianti
I primi effetti sarebbero stati significativi: il tumore si sarebbe progressivamente ridotto, staccandosi dai tessuti circostanti e facilitando la rimozione chirurgica. I tessuti estratti hanno mostrato un’elevata concentrazione di cellule immunitarie, suggerendo che l'OVT avesse attivato il sistema immunitario, rendendo possibile la distruzione delle cellule tumorali.
Halassy, pur non essendo una specialista di OVT, possedeva le competenze virologiche per condurre l’esperimento autonomamente, e la sua esperienza le ha permesso di preparare i virus in laboratorio. Tuttavia, la pubblicazione dei risultati ha incontrato molte difficoltà, soprattutto per questioni etiche. Lo studio è stato infine pubblicato sulla rivista Vaccines, attirando l’attenzione della comunità scientifica.
Dopo l'intervento, Halassy ha seguito un trattamento con trastuzumab per un anno, un farmaco che inibisce la crescita di alcuni tumori al seno.
Lo scetticismo degli esperti
La sperimentazione di Halassy è stata accolta con un certo scetticismo da molti esperti, in quanto si tratta di un caso isolato che non ha la struttura e il rigore di un test clinico, pertanto non è possibile trarne conclusioni generalizzabili.
L'assenza di un protocollo standard e la mancanza di una revisione da parte di un comitato etico hanno sollevato dubbi sui possibili rischi. Anche se i virus utilizzati vengono considerati relativamente sicuri, la loro preparazione fai-da-te potrebbe comportare rischi per la sicurezza.
Inoltre, l'esperienza di Halassy potrebbe andare ad alimentare false speranze, inducendo pazienti in situazioni critiche a provare trattamenti non approvati, ponendo così ulteriormente a rischio la propria Salute.
Tuttavia, Halassy ha cercato di minimizzare questo rischio, sottolineando che il trattamento richiede tali competenze specialistiche, pertanto non risulterebbe facilmente replicabile. La sua esperienza in ogni caso apre un nuovo capitolo nel dibattito sulle terapie sperimentali e su come i progressi scientifici possano utilizzarsi in ambiti non ancora completamente regolamentati.