Tra i protagonisti indiscussi della malavita romana degli anni 70' ed '80, è balzato nuovamente agli onori della cronaca dopo anni di oblio. La sua fuga, per nulla spericolata, ha riaperto l'eterno dibattito sui permessi rilasciati a detenuti di un certo spessore criminale. Si diceva convinto di aver pagato il suo debito con la giustizia, ma per un ergastolano è un discorso molto relativo.
Ad ogni modo la fuga di johnny lo zingaro, al secolo Giuseppe Mastini, è finita dopo meno di un mese. Era il 30 giugno 2017 quando non si era presentato alla scuola di polizia penitenziaria di Cairo Montenotte, provincia di Savona, dove era stato assegnato per svolgere dei lavori al di fuori del carcere di Fossano (Cuneo) nel quale era recluso. A distanza di 26 giorni, le forze di polizia lo hanno rintracciato ed arrestato a Taverne d'Arbia, nel senese, in un'operazione ha avuto contorni quasi cinematografici. Gli agenti hanno sfruttato un'opportunità del tutto casuale per mettere in atto un abile stratagemma.
Un blitz perfetto per astuzia e tempismo che chiude idealmente la parabola criminale di un uomo che ha effettivamente ispirato il cinema e la musica.
Una donna ha protetto la sua fuga
Il 'biondino', altro nome con cui Mastini era noto alle cronache nazionali, nella sua breve latitanza si era avvalso della collaborazione di Giovanna Truzzi, una 58enne colpevole anche lei del reato di evasione. la donna aveva una relazione con il 57enne criminale bergamasco ed era evasa dalla detenzione domiciliare che stava scontando a Pietrasanta, in provincia di Lucca. A tradire la coppia però sono stati i parenti di lei o, per meglio dire, il flusso telefonico dei fiancheggiatori che hanno protetto la loro fuga.
Grazie alle intercettazioni, infatti, gli agenti del Servizio Centrale Operativo della Direzione Anticrimine, delle squadre mobili di Cuneo, Siena e Lucca e del Nucleo investigativo della polizia penitenziaria sono riusciti ad individuare il loro nascondiglio. L'annuncio dell'arresto di Johnny lo zingaro è stato dato dalla polizia via Twitter.
Caccia all'uomo
Dopo il 30 giugno, giorno dell'evasione, Giuseppe Mastini si era recato a Genova, dove si era fatto accompagnare in taxi come un normalissimo cliente. A testimonianza di ciò le inequivocabili immagini riprese dalle telecamere della stazione di Fossano che lo avevano filmato mentre saliva sul mezzo. Poi il nulla, il silenzio interrotto soltanto dalle tesi mediatiche e piuttosto audaci sulla sua latitanza.
In realtà le indagini della polizia sono proseguite senza sosta e nel massimo riserbo. Gli agenti della Direzione Anticrimine ne avevano ritrovato le tracce a Pietrasanta, luogo dove Giovanna Truzzi stava scontando la sua pena ai domiciliari. Da lì la nuova fuga ed il sospetto, da parte degli investigatori, che fosse un piano per nulla casuale, ma predisposto da tempo. Ma lo zingaro ha certamente sottovalutato il lavoro delle forze di polizia supportato dalle nuove tecnologie. Così i suoi movimenti e quelli della compagna sono stati seguiti, passo dopo passo, fino al momento in cui la coppia è stata ospitata da parenti di lei in quel di Taverne d'Arbia. I complici avevano ordinato un nuovo materasso, visto l'arrivo dei due ospiti ed è qui che gli agenti sono entrati in azione, sostituendosi ai corrieri che avrebbero dovuto effettuare la consegna.
Una volta all'interno dell'appartamento, verificata la presenza del latitante, hanno fatto scattare l'arresto. Immediatamente dopo l'esito positivo dell'operazione, il ministro dell'Interno Marco Minniti ha telefonato personalmente al dirigente nazionale della polizia, Franco Gabrielli, ed ha espresso il suo compiacimento per un blitz davvero ben architettato.
In carcere dal 1989
Giuseppe Mastini era stato condannato all'ergastolo nel 1989, riconosciuto colpevole di quasi tutta la lunga scia di omicidi e rapine che lo avevano visto protagonista per oltre un decennio di Cronaca Nera. Tra i delitti di cui è stato sospettato figura anche quello di Pier Paolo Pasolini, alla luce dell'amicizia con Pino Pelosi deceduto pochi giorni fa.
La sua fuga dello scorso giugno ha sorpreso un pò tutti, considerato che la maggior parte delle persone che lo hanno conosciuto negli ultimi anni ne parlano come una persona estremamente tranquilla. Un detenuto esemplare, tanto da godere da quasi un anno del regime di semilibertà. Nella piccola frazione di Siena, Johnny lo zingaro ha recitato probabilmente l'ultimo atto della sua sanguinosa carriera criminale.