Un padre che ha un malore alle tre di notte. La figlia se ne accorge, lo soccorre, chiama il 112, numero unico dell'emergenza, per chiedere un'ambulanza, ma le risponde solo una voce registrata che la costringe a restare a lungo in attesa. Preziosi momenti persi, finché l'epilogo è sconcertante e drammatico: l'uomo muore mentre l'ambulanza non è mai arrivata. Quando l'operatore finalmente risponde, è troppo tardi.
Il racconto sconvolgente l'ha fatto direttamente la protagonista, Valentina Ruggiu, figlia dell'uomo deceduto, che da giornalista sulle pagine del quotidiano La Repubblica ha voluto denunciare l'accaduto.
Il malore e la richiesta di un'ambulanza
Sono le tre di notte quando Valentina Riggiu nell'abitazione di Albano Laziale, alle porte di Roma, dove vive con la famiglia, soccorre il padre che sta male. Sono momenti drammatici. La donna prende il telefono e chiama il 112 per avere un'ambulanza. Ma l'emergenza non si attiva. Le risponde una voce automatica, un disco che 'cordialmente' invita a rimanere in attesa in tre lingue, italiano, inglese, spagnolo.
Nel frattempo il padre sta visibilmente molto male, si lamenta, gocce di sangue gli scendono dal viso. La figlia vorrebbe alzarlo, ma a stento riesce a non farlo scivolare ulteriormente. Nel frattempo trascorrono minuti interminabili. Riprova a chiamare. Arriva il fratello con la compagna, riescono a sollevare il padre e metterlo a letto, ma è chiaro che il suo tempo di vita è poco. Inoltre non sanno cosa fare non avendo competenze mediche, vorrebbe almeno poter essere teleguidati per fare azioni efficaci o non peggiorative. Non riuscendo a parlare con un operatore, il fratello va con l'auto all'ospedale di Albano che dista dalla casa solo 300 metri. Ma lì gli dicono che non è disponibile un'ambulanza in quel momento.
Scatta la solidarietà nel condominio. Una vicina riprova a chiamare l'emergenza. Tra le 3 e 19 e le 3 e 26, anche la donna riprova a chiamare il 112. In tutto fa tre chiamate.
La risposta tardiva di un operatore
Finalmente, alle 3 e 26 risponde un operatore a cui Valentina Ruggiu spiega nuovamente la situazione, e l'addetto trasferisce la chiamata al 118 più vicino alla donna. E ancora una nuova beffa: parte un altro disco automatico. Intanto, alla vicina di casa che pure sta provando a chiamare, risponde un operatore. Quando alle 3 e 34, finalmente la donna viene richiamata e un operatore le dice: "Signora, se la vuole ancora, le mando un'ambulanza", non serve più. Perché a quell'ora, non essendo arrivata nessuna ambulanza, i figli disperati hanno caricato il padre in auto, lo hanno portato loro al pronto soccorso dell'ospedale di Albano dove, qualche minuto più tardi viene ufficializzata la morte dell'uomo.
La denuncia della figlia
Valentina Ruggiu ha voluto raccontare la drammatica esperienza che lei e i suoi familiari hanno dovuto vivere perché a nessuno debba ancora capitare che un proprio caro non venga soccorso in tempo, che l'ambulanza non arrivi, che si debba assistere impotenti alla morte di un proprio parente, mentre una voce registrate invita a rimanere in attesa. "Per mio padre forse non avrebbero potuto fare nulla, ma una voce umana mi avrebbe almeno aiutata, guidata, supportata", ha scritto Valentina Ruggiu nella sua amarissima e straziante lettera denuncia.