Tra le pagine di cronaca nera, negli ultimi giorni ha avuto particolare risalto la vicenda della modella inglese Chloe Ayling, rapita su un set fotografico a Milano e tenuta segregata per una settimana nel Torinese dal polacco Lukasz Paweł Herba. Il sequestro è stato scoperto dalle forze dell'ordine all'inizio di questa settimana, e la ventenne britannica è stata riportata nella sua abitazione. Da quel momento, gli inquirenti hanno raccolto diverse informazioni dai diretti interessati, i quali hanno però fornito versioni diverse ed incongruenti dei fatti.
Vicenda confermata, ma alcuni dettagli non convincono
I punti principali inerenti a quanto accaduto sono stati accertati: il legale della ragazza, Francesco Pesce, riporta che la vittima è stata effettivamente avvicinata dal suo rapitore con la scusa di un servizio fotografico, per poi essere narcotizzata e trascinata fino al suo nascondiglio. Dopo una settimana Herba e i suoi complici - dei quali non è ancora stata accertata l'identità - avrebbero deciso di liberare la loro prigioniera a causa della sua maternità: una versione poco convincente, poiché l'organizzazione di cui Herba dichiara di far parte, Black Death (Peste Nera in inglese), sarebbe solita praticare svariati crimini informatici, dalla tratta di persone alla vendita di droga e armi.
Nell'ultimo interrogatorio, il polacco non ha citato il gruppo criminale, parlando di un incontro con alcuni cittadini rumeni che avrebbero chiesto i 300.000 euro del riscatto in cambio di una cura per la leucemia, malattia utilizzata come pretesto dal rapitore per giustificare il piano. Il giovane, per la riscontrata pericolosità sociale, è trattenuto al momento nel carcere di Opera, a Milano, in attesa di ulteriori perizie per accertare le sue condizioni psichiche.
Sarebbe altresì difficile per le forze di polizia impegnate nelle indagini comprendere il motivo per cui i due sarebbero stati avvistati più volte insieme nel borgo di Lemie; l'ultima volta, entrambi si sarebbero recati in un negozio d'abbigliamento, e gli abitanti del paesino confermano di averli visti in atteggiamenti amichevoli.
L'avvocato della parte lesa giustifica il comportamento della modella, ipotizzando uno stato di sudditanza psicologica affine alla Sindrome di Stoccolma.
Ulteriori dettagli richiedono una spiegazione: ad esempio, il modo in cui la giovane sarebbe stata drogata (una siringa avrebbe penetrato con difficoltà il giubbotto di pelle che la ragazza ha dichiarato di aver indossato al momento del sequestro); le successive trattazioni al ribasso per il prezzo della modella; e, infine, l'esistenza stessa del gruppo criminale.
Black Death: i dubbi sull'organizzazione
L'organizzazione alla quale il fotografo polacco residente a Londra millantava di essere affiliato insieme ad almeno 10.000 persone sparse per l'Europa, dichiara di esistere e di fornire i propri servizi nel Deep Web da almeno sette anni.
Difficile, a detta di esperti del settore, poiché rapimenti e commercio di schiavi sarebbero attività troppo frazionate e dispendiose per attirare interessati, che preferirebbero usare i coni d'ombra nella navigazione di Internet (le cosiddette "darknet", visitabili con browser appositi come Tor e Vuvuzela) per condividere prodotti più a buon mercato, come filmati pedopornografici e droga.
Il web profondo è, dunque, un fenomeno relativamente recente, tornato agli onori delle cronache per una vicenda che, ad oggi, presenta ancora troppi punti da chiarire.