In concomitanza con la Giornata Mondiale della felicità del 20 Marzo, è stata stilata la classifica dei paesi più felici del mondo. Sotto la lente d’ingrandimento dell’Onu sono finite 156 differenti nazioni ed i risultati hanno sottolineato un dato emblematico: in nord Europa si vive una vita migliore rispetto a quanto non si faccia nel resto del globo.

In classifica, al primo posto, si posiziona la Finlandia che scavalca la Norvegia, ora seconda.

A seguire poi troviamo Danimarca, Islanda, Svizzera e Olanda. Per veder comparire la prima nazione extra-europea, inoltre, dobbiamo scendere fino alla settima posizione: il Canada. Gli Stati Uniti, al contrario, precipitano dal 14° al 18° posto. Gli indici presi in considerazione dal World Happiness Report, infatti, non sono ricchezza e Pil (i dati statunitensi risulterebbero nelle posizioni più elevate) ma salute, lavoro, istruzione, aspettativa di vita e stato sociale. Un altro parametro, nuovo, che è stato introdotto da quest’anno, è quello della felicità degli immigrati che, al contrario di quanto si possa pensare, è sullo stesso livello del resto della popolazione.

Proprio secondo questi parametri, le nazioni dell’Europa settentrionale risultano le migliori, come dichiarato da Meik Wiking, responsabile dell’istituto incaricato di stilare la graduatoria: le tasse riscuotono un grande consenso nei cittadini di quelle nazioni poiché sono viste come un investimento stabile e duraturo per l’incremento della qualità della vita.

Le motivazioni di un preciso posizionamento in questa speciale graduatoria

Come ben possiamo notare dai dati forniti dall’Onu, le grandi e maggiori potenze mondiali non si posizionano certamente ai primi posti: la Germania è “solo” 14esima, 18esimi gli USA e addirittura 23esima la Francia. Questi posizionamenti sono emblematici e facilmente spiegabili soprattutto nel caso della super potenza americana.

Se infatti essa ha uno dei Pil più elevati al mondo e una ricchezza che la rende una delle nazioni più influenti sul panorama globale, presenta però dei gravi problemi a livello 'sociale': l’incremento dell’obesità, l’abuso di oppioidi e la depressione sono soltanto tre delle tante difficoltà che si trovano ad affrontare i cittadini. Inoltre la corruzione crescente e la perdita di fiducia nelle istituzioni non aiutano una condizione già instabile di per sé.

Un’ulteriore riflessione che questo studio ci può lasciare è la condizione di infelicità dilagante nei paesi del cosiddetto 'Terzo mondo'. Infatti, nazioni come il Ruanda, la Tanzania, il Sud Sudan e la Repubblica Centrafricana si trovano ad una posizione peggiore rispetto a quella siriana, paese colpito da una tremenda guerra intestina.

Ciò che ci può far sorridere riguardo questa graduatoria è però il caso della nostra nazione. L’Italia, al contrario della classifica del 2017, ha fatto un piccolo salto in avanti: dal 48° al 47° posto. Il parametro che però fa brillare la nostra nazione è quello dell’aspettativa di vita che nell’arco di 15 anni è cresciuto di due punti e mezzo (dai 70 anni del 2000 ai 72,8 del 2015). Questo, dopo quello di Giappone ed Islanda, è il più elevato in assoluto.

Se da un lato, dunque, a causa della crisi del 2008-2010 siamo sprofondati secondo l’indice di felicità, dall’altro possiamo ritenerci fieri di abitare in un Paese che, nonostante le difficoltà e le vicende avverse, è riuscito a mantenere la sanità, la coscienza medica e uno stile di vita che ci ha permesso di raggiungere uno dei risultati più importanti al mondo.