Come e perché è morta Sana Cheema dopo il suo ritorno in patria? Possibile che a soli 25 anni abbia realmente avuto un infarto? Si infittisce il mistero sulla fine della giovane pakistana che aveva la cittadinanza italiana. Un enigma di cui forse non si riuscirà mai a venire a capo. Cresciuta a Brescia dove aveva recentemente aperto un'autoscuola per stranieri, secondo alcuni, sarebbe stata uccisa, sgozzata da padre e fratello che volevano imporle un matrimonio combinato nel paese d'origine.

Ma in Pakistan dove era momentaneamente tornata, il caso era stato alla svelta archiviato come morte naturale. Padre e fratello, secondo amici della ragazza, protetti da una legge che non fa giustizia e da una morale comunitaria che li considera innocenti, sono già tornati a casa, non più in Italia, ma in Germania dove vivono da alcuni mesi. La Farnesina ha chiesto al Paese informazioni e chiarimenti

Un viaggio senza ritorno

A gennaio la sede dell'agenzia di Sana era stata smobilitata in tutta fretta e la ragazza era andata in Pakistan per risolvere non meglio precisate questioni di famiglia. Da lì però non ha più fatto ritorno a casa.

Perché Sana si sentiva a casa in Italia dove era arrivata con la famiglia nel 2003 quando era bambina. La sua vita era nel quartiere di Fiumicello a Brescia. In forte contrasto con il padre che voleva controllarla e non ammetteva che vestisse all'occidentale, la ragazza si era emancipata, era andata a vivere da sola, aveva un lavoro in proprio ed era fidanzata con un ragazzo italiano anche lui di origini pakistane. Però a gennaio era tornata in patria. Agli amici aveva spiegato che andava a trovare la sorella a cui era da poco nato un bambino. Ma nel suo villaggio natale, Gujrat, dove anche il padre tornava spesso in patria per organizzare un matrimonio combinato per la figlia, Sana è morta in circostanze non chiare.

Sarebbe stata uccisa dal padre e dal fratello, secondo alcuni. Per le autorità e la polizia del distretto di Gujrat, però la ragazza è morta di infarto. Se in un primo momento il padre e il fratello, erano stati fermati, sono già liberi e sono tornati in Germania.

Nessuna autopsia, funerali già celebrati

I funerali della ragazza sono stati celebrati in tutta fretta, senza che sia stata fatta alcuna autopsia sul suo corpo. Secondo alcuni connazionali e il responsabile della comunità pakistana in Italia, Raza Azif, la ragazza non avrebbe mai avuto un fidanzato italiano. Ma una sua amica del cuore ritiene che sia stata uccisa perché il padre non accettava la sua vita non conforme alle tradizioni, anche se della vicenda non si verrà mai a capo essendo state frettolosamente archiviate le pratiche.

Anche altri amici intimi di Sana, bresciani e pakistani di seconda generazione, continuano a non credere alla versione ufficiale e ritengono che sia stata uccisa dai parenti. Una parte della comunità locale bresciana ha indetto una manifestazione chiedendo giustizia. In ambito locale allora è stata aperta un'inchiesta. Ma ci si domanda dall'Italia come sia possibile condurre un'indagine se la ragazza è stata già sepolta e a più voce si chiede che sia riesumata la salma e fatta l'autopsia. Il ministero degli Esteri italiano, tramite l'ambasciata ad Islamabad, ha richiesto informazioni alle autorità locali perché sia fatta chiarezza sulla vicenda tutt'altro che risolta. Raza Azif, sostiene che finora non sia stata fatta alcuna denuncia per omicidio, ma ha confermato che il prefetto della zona ha aperto un fascicolo.

Ritiene che in patria Sana abbia avuto un malore l'11 aprile scorso e ci sarebbe un certificato del pronto soccorso a confermarlo. Per gli amici è rimasta vittima di una cultura violenta e patriarcale.