Di andarsene proprio non ne voleva sapere e cercare di convincerlo con le buone non è servito, offrirgli soldi e mandargli lettere di avvertimento neanche. Alla fine i genitori esasperati hanno dovuto ricorrere a un tribunale per 'liberarsi' di lui, un figlio 30enne fannullone e profittatore da cui volevano 'divorziare'. Una storia incredibile che però non è accaduta in Italia come si sarebbe portati a credere sulla scia di tanti luoghi comuni, ma a Camillus, vicino Syracuse, nello Stato di New York. Come nel francese film 'Tanguy' del 2001 in cui il cui protagonista non vuole lasciare l'abitazione dei genitori, i coniugi Christina e Mark Rotondo hanno dovuto trascinare l'erede Michael in un'aula giudiziaria per far valere il diritto di mandarlo via di casa.
Il giudice, nell'impossibilità di addivenire a una conciliazione tra le parti, ha dato pienamente ragione ai genitori e ha disposto lo sfratto esecutivo del giovanotto.
'Mangiapane a tradimento'
E pensare che all'inizio di questa storia i genitori gli avevano dato piena fiducia accogliendo il 'ragazzo' a braccia aperte nel loro confortevole villino a due piani a Syracuse nello Stato di New York. Il loro unico figlio Michael, dopo un periodo di vita altrove, si era ripresentato a casa sbandato e senza lavoro. Mamma Christina e papà Mark erano stati comprensivi e solidali, lo giustificavano raccontandosi che la vita nelle nostre complesse società è sempre più difficile e spesso trovare un'occupazione dignitosa è arduo.
Ma la convivenza iniziata pacificamente presto è degenerata perché non c'è voluto molto per capire che Michael, capelli e barba lunga, era uno scansafatiche irrecuperabile. Un mangiapane a tradimento, si sarebbe detto in altri tempi. Giorno dopo giorno, dimostrava di non avere alcuna intenzione di cercarsi un lavoro. Voleva solo mangiare a sbafo i manicaretti della mamma, dormire, farsi dare i soldi per uscire per poi rincasare spensierato a qualsiasi ora della notte e del giorno, farsi lavare i panni, stare in poltrona a guardare la tv. In questa situazione i litigi, specie con la mamma, sono diventati sempre più frequenti.
Cinque sfratti non sono bastati
I genitori per invogliarlo a cercarsi un lavoro gli hanno comunque garantito il massimo aiuto, compreso anche dargli soldi per coprire le spese in vista di un eventuale appartamento da affittare.
I soldi li ha presi ma senza andarsene. Non voleva affatto abbandonare la sua vita 'a scrocco'. Esaurita la pazienza, madre e padre sono passati alle maniere forti: Michael ha ricevuto la prima di cinque lettere di sfratto a febbraio. Ma ha continuato a fare finta di niente stando seduto in poltrona ad aspettare i pasti. Finché è arrivata la convocazione in tribunale. Donald Greenwood, giudice della Corte Suprema dello stato di New York, l'altro giorno si è trovato di fronte a una situazione in cui non era possibile trovare un accordo tra le parti. I genitori hanno contestato al 30enne di essere stato otto anni in casa da fannullone senza dare un aiuto di nessun genere, né trovarsi un lavoro.
Difesa non credibile
Michael ha scelto di difendersi da solo con argomenti assai deboli. Ha obiettato che come membro della famiglia avrebbe diritto a restare in casa e che comunque per sfrattarlo devono dargli un preavviso di sei mesi. Poi che non era previsto che contribuisse alle spese familiari o che aiutasse nelle faccende domestiche. Argomentazioni che hanno peggiorato la sua situazione: il giudice Greenwood ha asserito che il periodo di 30 giorni concessogli per andarsene era sufficiente e gli ha ordinato di lasciare la casa dei suoi. Ma Michael ha convocato i giornalisti fuori dell'aula per dire che la sentenza è "ridicola e oltraggiosa". Farà ricorso in appello per riprendersi la sua cameretta.