Come tutti sappiamo l’adolescenza è una fase critica della vita, I giovani sono nel pieno della transizione all’età adulta ed è facile incappare in comportamenti dannosi o borderline. Stiamo parlando dell’abuso di sostanze, di fame emotiva o più in generali di comportamenti devianti. Per combattere questa imprevedibile condizione la psicologia presenta uno strumento dedicato alla protezione adolescenziale: il Parental Monitoring. Questa pratica prescinde dall’educazione che i genitori vogliono impartire al figlio, e cerca di generare un dialogo aperto tra le parti per superare i segreti, principale fonte di problemi.

Le pratiche

Il termine “Parental Monitoring” non fa pensare bene, richiama più facilmente ad un sistema di stalking dei genitori sui figli: niente di più falso, lo strumento serve a fornire i genitori delle pratiche migliori per avvicinare il figlio. Esso parte dal presupposto che la crescita e lo sviluppo psichico di un giovane si basi sui fattori di rischio e di protezione: questi dipendono dall’educazione dei genitori e dalla personale reazione dell’adolescente. I primi riguardano i fattori esterni al controllo del giovane: i fattori famigliari, sociali, ambientali; mentre i secondi servono a riportare in assetto i pensieri disfunzionali o borderline.

I risultati

In pratica il Parental Monitoring fornisce ai genitori una serie di comportamenti finalizzati a conoscere le attività dei figli, generando in loro maggior tranquillità e di conseguenza una vita famigliare migliore; la particolarità del sistema è che corregge il genitore, non il figlio.

Nonostante lo strumento sia mirato a salvaguardare la gioventù, esso agisce sui genitori, condannando indirettamente il loro operato come genitori. Questo ci dice una cosa molto importante, lo sviluppo di un adolescente è una fase delicata, non va contaminato o plasmato con pratiche ferree che alterino il suo percorso, se mai si può lavorare sui suoi collegamenti diretti: i genitori gli amici o la società.

Lo strumento si declina in strategie dirette e strategie indirette: le prime sono sostanzialmente tutti i comportamenti rivolti direttamente ai figli come l’adozione di un regolamento, domande, suggerimenti o punizioni; le strategie indirette invece coinvolgono la sfera sociale stretta del figlio, come porre domande agli amici.

L’impiego di un mix di pratiche dirette ed indirette, ed un approccio più delicato e pro-collaborativo collaborano alla creazione di un clima meno opprimente per il giovane, favorendo il dialogo e abbattendo i muri che regolarmente si creano tra figli e genitori.