Dopo la prima lettera di minacce in greco antico recapitata all’assessore comunale dei servizi pubblici di Acquaviva, Austacio Busto, ecco che anche a Parabita un consigliere leccese riceve lo stesso trattamento: si tratta di Alberto Cacciatore, attuale consigliere comunale e segretario cittadino UdC da poco tornato operativo per cause che hanno provocato lo scioglimento dell’amministrazione, in relazione a presunte infiltrazioni criminali.

Il campione

La busta conteneva, oltre al foglio con il messaggio scritto al computer, anche tracce di polvere bianca sottoposta ora ad analisi. L’inquietante testo, rigorosamente scritto in greco antico, sembra essere stato tratto dalla tragedia dell’"Agamennone" di Eschilo, già utilizzata per il messaggio all’assessore barese. Nel suo caso, la minaccia sembrava rinviare all'allora imminente testimonianza in un processo del 18 aprile per Tangentopoli della Murgia.

Il consigliere crede possa essere un tentativo intimidatorio, collegato al recente rientro concesso dall’ultima sentenza del Tar Lazio, che ha annullato lo scioglimento del comune di Parabita.

Il messaggio recita: “La sorte rigida e severa emette sentenze e si inorgoglisce”, continuando con “un demone maligno si introdusse e cantò inni funebri di tristezza e di morte”.

Il confronto col passato

Nell’attuale caso di Lecce non si è riscontrato alcun riferimento a nomi dei familiari, com’era stato invece per Busto, il cui figlio porta il nome di uno dei personaggi citati in tragedia, quasi a segnare un avvertimento più "personale". Cacciatore ha motivo di credere che, nonostante l’innegabile correlazione con la vicenda di Acquaviva, chi ha scritto quel messaggio non sia la stessa persona che ad aprile scrisse e destinò la lettera all’assessore.

Questo perché la busta è stata recapitata al suo indirizzo di domicilio, che solo una persona del posto, a sua detta, può conoscere.

Inoltre Cacciatore sta affrontando importanti sfide per il suo paese, come quella dell’elevato costo per lo smaltimento di rifiuti, il quale, per giunta, è stata una delle cause dello scioglimento. Sulla base di questo ha dichiarato: "Non voglio accusare direttamente nessuno ma sono certo che la mia attività politica possa dare fastidio a qualcuno".

Il consigliere crede quindi che il fautore sia abbastanza vicino al suo lavoro. La domande che sorgono spontanee, dunque, sono due: queste lettere minatorie saranno fine a se stesse oppure a queste seguiranno ulteriori intimidazioni più concrete? L'azione di aprile ha ispirato altri indignati o è tutta opera dello stesso mittente?