Stando a una ricerca del Times, negli ultimi 10 anni sono più di cento (per la precisione 109) le donne britanniche che si sono sottoposte ad un intervento chirurgico mirato a ricostruire l’imene, quella membrana mucosa che in parte ricopre la vagina, con una spesa complessiva di almeno 35000 sterline. In particolare, l'80% delle donne che hanno subito l'intervento era single e tra loro 3 si sono dichiarate musulmane o hindu, 15 cristiane e 8 anglicane, mentre ben 23 hanno detto di non professare alcuna religione.
Dal punto di vista biologico essa rappresenta la verginità femminile, infatti la perforazione dell’imene segna l’inizio della vita sessuale della persona. L’importanza simbolico-religiosa di questa membrana ha sempre caratterizzato un passaggio fondamentale nella vita della donna: diverse religioni tutt’oggi professano la preservazione della verginità fino al compimento del matrimonio, per preservare la “purezza” della donna. Non a caso Louise van der Velde, consulente relazionale della clinica londinese Harley Street, ha affermato: "Spesso la prima volta non è come si vorrebbe che fosse. È ritenuta una cosa sacra e non si dimentica mai il momento in cui si perde.
Vogliono condividere quel momento con i loro mariti tornando ad essere di nuovo pure per loro".
A prescindere da ciò la perdita della verginità rappresenta un rito di passaggio, un cambio di status che dipende dall’epoca: in antichità era più facile passare da bambina a donna direttamente dopo il matrimonio sposandosi molto prima della maggiore età, oggi segna per molte ragazze l’inizio dell’adolescenza, fase di mezzo tra la giovinezza e la prima età adulta.
La transizione verso l’età adulta
Dal punto di vista psicologico la rottura dell’imene segna l’apice della pubertà di un’adolescente; da un senso alle molteplici sensazioni legate all’incremento degli ormoni ed al cambiamento di abitudini.
Rappresenta il cambiamento, la prima grande evoluzione consapevole della persona (le prime fasi della crescita sono per lo più automatiche o guidate dai genitori) sia dal punto di vista fisico che psicologico. Grazie ai dati pubblicati dal quotidiano inglese oggi noi possiamo ipotizzare cosa potrebbe succedere nella mente di una donna che per motivi personali decide di farsi ricostruire l’imene: attenzione, stiamo parlando di persone che hanno deciso liberamente di sottoporsi a questo intervento, in questo studio sono escluse le vittime di abusi o di malattie specifiche.
Inoltre, tale intervento dovrebbe rientrare nell'ambito della chirurgia estetica, dunque non dovrebbe essere finanziato con i soldi pubblici, eccezion fatta (in Gran Bretagna) quando si manifestano preoccupazioni "fisiche e psicologiche nei confronti delle pazienti".
L’inversione di rotta
Proviamo a pensare perché una donna vorrebbe tornare vergine; nel mondo moderno la prima volta è la più importante, anche se in questa visione romantica non prendiamo in considerazione l’inesperienza comune, che il più delle volte rovina il sogno. Rivivere il sogno con una preparazione potrebbe essere una buona motivazione per le nostre 109 donne inglesi, le quali però non hanno considerato gli attriti che questo avrebbe generato sulla loro psiche. L’intervento per logiche dinamiche sarà stato richiesto anni dopo la prima rottura dell’imene, quando la maturità della donna l’ha portata a rivalutare le proprie scelte del passato, ergo sul lettino della sala operatoria ci saranno state donne di almeno 19-20 anni, di nuovo vergini.
Un ritorno alla verginità comporta una regressione all’adolescenza, e correlati comportamenti tipici giovanili; insomma la paziente accetterà di buon grado il suo nuovo status e per non perdere la propria identità nel dualismo adulta-vergine, asseconda la nuova condizione biologica regredendo fino ad essere una teenager.