Roma, 9 maggio del 1978, quarant’anni fa si concluse una delle vicende più tragiche del nostro paese. Dopo il rapimento del 16 marzo e i 55 giorni di reclusione, si spegne il politico Aldo Romeo Moro per mano delle Brigate Rosse, la famosa associazione terroristica di estrema sinistra che negli anni ’70 ha seminato il terrore nel nostro paese. L’intento dei sequestratori era quello di combattere il capitalismo frenando l’avanzata del Partito Comunista Italiano verso le istituzioni e riportando il comunismo sui suoi binari originari.
55 giorni di paura
In quei 55 giorni di reclusione a Roma furono controllate una vettura ogni dieci e furono perquisite una persona su venti, senza mai ottenere nulla. La paura e il terrore dominavano la città, ogni mattina era palpabile nell’aria il senso di insicurezza e l’ansia di poter essere colpiti dalle Brigate Rosse, o scambiati per dei terroristi ed essere incarcerati dalla polizia locale, che in quei giorni viveva forse uno dei momenti di massima difficoltà. È insito nella parola stessa “terrorismo” la capacità di generare terrore e sgomento nelle folle: questo è possibile tramite un cocktail di attributi ed azioni, condito con l’influenza dei mass media e dell’opinione pubblica. Analizzando la cosa nel dettaglio ci rendiamo conto che la psicologia del terrore non è altro che un effetto domino che inizia con un gesto, non necessariamente un crimine, basta anche una dichiarazione pubblica, o peggio appunto un rapimento del calibro del caso Moro.
La macchina del terrore
Come una macchina lo sgomento e lo smarrimento dell’evento tanto criminoso quanto inusuale avviano gli ingranaggi, poi la mancanza di feedback rassicuranti dalla polizia alimenta le prime manifestazioni del terrore. Dopo diversi giorni di reclusione e la divulgazione delle terrificanti fotografie della vittima ancora viva, la paura è nell’aria, e giorno dopo giorno i mass media non possono fare altro che accrescere il disagio pubblico, mancando novità e notizie che possano in qualche modo rassicurare i cittadini.
L’impotenza delle forze dell’ordine a fronte di un rapimento in pieno giorno nel cuore della città è la prova che le Brigate Rosse negli anni ’70 potevano arrivare a chiunque, a Roma non esisteva un luogo sicuro. Come scrisse J. Horgar, il terrore dilaga nelle folle come una malattia, ma l’antidoto spesso non è sufficiente..