Yusif Salia (32 anni) è stato fermato a Foggia. L'uomo, di origine ghanese, è accusato di aver fatto parte della banda di balordi responsabili della morte della giovane Desirée Mariottini (16 anni al momento del decesso). La ragazzina è stata prima drogata, violentata e in seguito lasciata morire presso uno stabile abbandonato di Roma. Il luogo, con il passare del tempo, era divenuto un'alcova per senzatetto, spacciatori e tossicodipendenti.

Salia è stato sottoposto ad interrogatorio da parte del gip di Foggia. L'uomo, dinanzi alle domande del magistrato, si è avvalso della facoltà di non rispondere riguardo alle accuse mossegli dalla Procura di Roma. Tuttavia, il giovane si è allo stesso tempo difeso, respingendo qualsiasi accusa di coinvolgimento, riguardo la presunta detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti presso Borgo Mezzanone, una località in periferia di Foggia.

Yusif Salia: la droga rinvenuta dagli inquirenti

Al momento dell'arresto, nella baracca in cui viveva Yusif Salia, gli inquirenti hanno ritrovato diversi chili e grammi di sostanze stupefacenti, tra cui: marijuana, metadone e hashish.

Rispondendo alle domande del gip, il ghanese ha dichiarato di aver fatto un viaggio da Roma a Foggia, città in cui era giunto, a suo dire, quattro o cinque ore prima del suo arresto. Alla stampa, il legale dell'uomo, Giovanni Vetritto, ha dichiarato che il suo assistito ha respinto qualsiasi accusa nei suoi confronti riguardo la droga rinvenuta nel predetto alloggio, presso cui aveva trovato rifugio grazie all'aiuto di un suo conoscente.

Il viaggio da Roma a Foggia

L'avvocato Giovanni Vetritto ha raccontato che Yusif Salia sarebbe giunto a Foggia dalla Capitale, a bordo di un mezzo pubblico. Una volta raggiunta la città pugliese, avrebbe preso il taxi che lo ha in seguito portato nel ghetto in cui alloggiava.

Queste sarebbero proprio le stesse dichiarazioni che il ghanese ha rivolto al giudice. Sempre quanto raccontato al gip, Salia sarebbe stato arrestato 4-5 ore dopo il suo arrivo a Foggia.

Pare inoltre che, prima di nascondersi nella baracca appartenente ad un suo fidato, Salia avrebbe consumato una bevanda in un bar abusivo del ghetto in questione. Il metadone ritrovato, sempre secondo le dichiarazioni di Salia, lo avrebbe ricevuto da una struttura sanitaria di Napoli, presso cui il 32enne ha alloggio. L'avvocato Vetritto ha intanto chiesto la scarcerazione per il suo assistito o, quantomeno, una misura detentiva meno restrittiva rispetto a quella del carcere.