Vincenza Mariani non vuole parlare. La 54enne imprenditrice di Cassano delle Murge si è avvalsa della facoltà di non rispondere, durante l’interrogatorio di garanzia che si è svolto nel carcere di Bari alla presenza del gip Giovanni Abbattista. La donna è accusata di essere la mandante del delitto di Michele Amedeo, netturbino di 51 anni, freddato a colpi di pistola nel parcheggio dell’Amiu – l’azienda municipale della nettezza urbana del capoluogo pugliese – la sera del 25 aprile del 2017.

Dopo mesi e mesi di indagini la Procura di Bari ha svelato il mistero che si celava dietro l’agguato: una vendetta spietata messa in atto dalla donna, che in passato era stata l’amante della vittima e che non voleva rassegnarsi alla fine della relazione, dopo che Amedeo aveva deciso di rimettersi con la moglie.

Arrestati gli esecutori materiali dell’agguato al netturbino

Vincenza Mariani aveva organizzato una vera e propria esecuzione, assoldando per 5mila euro suo genero, Giuseppe Baccellieri, pregiudicato vicino al clan criminale barese degli Strisciuglio ed ex dipendente della fabbrica di salotti dell’imprenditrice.

Sarebbe stato proprio lui ad uccidere Amedeo, sparandogli quattro colpi a bruciapelo, mentre si stava recando nella sede dell’Amiu per cominciare il suo turno notturno di lavoro.

Il killer, che ha fatto scena muta davanti ai magistrati, non era però da solo: a guidare l’auto utilizzata per l’agguato c’era Massimo Margheriti, uscito da poco di prigione, dopo 20 anni trascorsi in carcere per tentato omicidio; i due sono stati arrestati, così come è finito ai domiciliari il pregiudicato Michele Costantino, che ha già confessato di aver procurato la vettura rubata utilizzata per il delitto.

Una donna crudele e molto possessiva

Non era stata scelta a caso nemmeno la data dell’assassinio, appena due giorni prima della seduta di laurea della figlia di Amedeo, uno dei primi appuntamenti in cui la famiglia, ormai ricomposta, sarebbe apparsa unita e felice.

Ma l’ex amante voleva a tutti i costi distruggere quella ritrovata armonia: si era convinta che quell’uomo, non potendo essere più suo, non sarebbe mai stato di nessun'altra.

Negli ultimi mesi prima del delitto l’imprenditrice si era comportata da stalker, cercando di impedire in tutti i modi al compagno di lasciarla. Prima di decidere di ucciderlo, gli aveva fatto bruciare l'automobile ed era arrivata ad organizzare l’incendio della sua casa al mare, evitato solo grazie ad un controllo casuale delle forze dell’ordine: i poliziotti avevano fermato la vettura che stava trasportando le taniche di benzina da utilizzare per alimentare il rogo.

La Mariani aveva provato in tutti modi a non perderlo, tormentandolo e passando dalle bugie – aveva finto perfino una gravidanza – alle minacce rivolte ad Amedeo ed ai suoi familiari.

La lunga indagine della Squadra Mobile di Bari – svolta utilizzando tabulati telefonici, intercettazioni, video e le testimonianze delle persone vicine alla vittima – ha permesso di ricostruire nei dettagli il piano diabolico escogitato dall’amante respinta.