La scioccante decisione è arrivata ieri. Alessio Feniello, padre di una delle vittime della tragedia accaduta all’Hotel Rigopiano ormai oltre 2 anni fa, è stato citato in giudizio il prossimo 26 settembre dal Tribunale di Pescara.

I fatti

Il 21 maggio 2018 Alessio Feniello, insieme a sua moglie, aveva lasciato dei fiori sulle macerie dell’Hotel Rigopiano in memoria del figlio Stefano, travolto dalla valanga insieme ad altre 28 persone il 18 gennaio 2017.

Secondo il Giudice del Tribunale di Pescara Elio Bongrazio ed il Pm Salvatore Campochiaro, con tale gesto l’uomo avrebbe violato la zona sigillata dove si consumò la tragedia, introducendovisi abusivamente. Un'accusa analoga era stata emessa anche nei confronti della moglie Maria Feniello, ma in seguito archiviata per lo stato emotivo in cui si trovava la donna, giudicato fragile.

Il Gip non ha invece riscontrato le stesse attenuanti per il signor Feniello. Dopo averlo condannato il 9 gennaio 2019 al pagamento di una multa di 4500 euro, a cui l'uomo si è opposto, il Giudice gli ha intimato ieri di presentarsi a giudizio immediato.

Tutti i parenti delle altre vittime hanno espresso la propria solidarietà offrendosi di aiutarlo a raccogliere i fondi per pagare la multa, ma il signor Feniello si è negato fin dall’inizio, affermando di voler affrontare in giudizio i suoi accusatori.

Un cinico paradosso

In questa vicenda processuale dalle tinte kafkiane, purtroppo non nuova nel panorama italiano recente, Alessio Feniello si trova dunque ad essere il primo – e per ora l’unico - reo ufficialmente riconosciuto, mentre, per quanto riguarda il ruolo della Prefettura di Pescara nella tardiva gestione dell’emergenza, le responsabilità sono tuttora in corso di accertamento. Il 28 dicembre 2018 la Procura aveva infatti emanato 7 avvisi di garanzia per reato di frode in processo penale e depistaggio nei confronti del personale della Prefettura, a seguito di alcune intercettazioni telefoniche.

L'accusa mossa agli indagati era di aver occultato il brogliaccio delle segnalazioni arrivate il giorno 18 gennaio alla Mobile di Pescara, nel tentativo di nascondere la richiesta d’aiuto lanciata dal cameriere dell’albergo diverse ore prima della valanga. Il 6 febbraio 2019 la procura ha infine chiesto il processo per 25 imputati nell’inchiesta, sottoponendo al vaglio del Gup accuse che vanno dal disastro colposo, all'omicidio e lesioni colpose, all'abuso d'ufficio e al falso ideologico. L'udienza preliminare è stata fissata per il 16 luglio.

"Non è possibile che queste persone dopo due anni, con tutte le accuse nei loro confronti, siano ancora lì. Già questa è una vergogna. Poi condannano me perché ho portato i fiori dov'è stato ucciso mio figlio. Ridicolo", ha commentato amaro Feniello.