"Abbiamo sparato a Manuel Bortuzzo per errore": lo 'sbaglio', però, si riferisce al bersaglio errato, non all'aver esploso tre colpi con l'intenzione di uccidere. Ieri, poco dopo le 15, si sono presentati in Questura a Roma, Lorenzo Marinelli, 24 anni, e Daniel Bazzano, 25, amici per la pelle, entrambi con precedenti per spaccio e rapina. Sono loro i responsabili di uno dei casi di Cronaca Nera avvenuto nella Capitale più assurdi e violenti che mai.

Il primo, con una pistola calibro 38 su cui aveva lasciato le impronte, ritrovata ieri in un campo, ha materialmente sparato sabato notte all'incolpevole e sfortunato nuotatore Manuel Bortuzzo, 19 anni, lasciandolo paralizzato alle gambe. Il secondo, che invece una pistola semiautomatica ce l'ha tatuata sulla spalla sinistra, era alla guida dello scooter al momento dell'agguato in piazza Eschilo, quartiere Axa, periferia sud di Roma.

I due, sono andati a costituirsi e hanno confessato dopo tre giorni di latitanza: gli inquirenti gli stavano addosso, questione di ore e li avrebbero presi. Ora sono reclusi nel carcere di Regina Coeli e devono rispondere di tentato omicidio aggravato da futili motivi e porto abusivo di armi.

In Questura dopo tre giorni di latitanza

"Manuel deve avere giustizia, siamo distrutti", hanno detto i due in Questura dove con i loro legali (Alessandro De Federicis assiste Lorenzo Marinelli, Giulia Cassaro invece Daniel Bazzano), sono rimasti fino a notte. Sostengono di essersi costituiti per un senso di giustizia e risarcimento verso Manuel, e di non averlo fatto prima per 'problemi organizzativi'. Ma subito dopo la sparatoria di sabato notte i due, in fuga da villaggio Giuliano a San Giorgio di Acilia dove entrambi abitano, si erano rifugiati in una casa di pregiudicati a San Basilio. Di fatto erano braccati: la polizia conosceva i loro nomi ed era sulle loro tracce.

La svolta c'era stata ieri quando in Questura un testimone, o forse un complice dei due che custodiva la pistola, ha indicato dove fosse l'arma, la direzione di fuga dei due, e ha fornito elementi per l'identificazione dei fermati,peraltro già ripresi da alcune telecamere: decisivo il dettaglio dei capelli a scalino di Marinelli che era senza casco.

Non gli restava che arrendersi, e così hanno fatto dopo aver contattato i legali. Ora, tra l'altro, si cerca chi li ha coperti.

Versione dei fatti, due balordi che si atteggiavano a boss

Sentiti dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e dalla pm Elena Neri, hanno confessato l'agguato e ammesso l'errore di persona sostenendo che fosse buio e pioveva, ma non sembrerebbero pentiti. Tuttavia in lacrime, hanno dichiarato che sabato sera avevano solo bevuto ma non avevano assunto droga: prioritario era per loro vendicarsi della comitiva dei 'pugili', una ventina, affiliati al clan camorristico Iovine, con base ad Acilia, con cui poco prima in un pub di piazza Eschilo era scoppiata una violenta rissa.

Secondo il quotidiano La Stampa, alla base della rissa ci sarebbe una partita di cocaina non pagata dai due piccoli spacciatori. Per questo, sono stati picchiati e avrebbero ricevuto minacce di morte verso i loro familiari. Entrambi fidanzati ufficialmente, secondo quanto emerge dai loro profili Facebook in cui si atteggiano a boss, ora riempiti d'insulti, sono padri di bambini piccoli. Hanno riferito d'essere scappati per paura. Ma testimoni hanno sentito Marinelli, ufficialmente di professione idraulico, pronunciare la frase: "Torniamo col ferro e ve sparamo".

Su cosa sia accaduto poi al momento della sparatoria, i due amici per la pelle, sono divisi. Bazzano ha detto agli inquirenti di non sapere che il complice avesse una pistola e che volesse sparare.

Marinelli ha sostenuto di aver trovato l'arma in un campo e di non aver mai usato un'arma prima di quella notte in cui avrebbe sparato 'alla cieca'.

A farne le spese il povero Manuel Bortuzzo, colpito per sbaglio, centrato al torace da un proiettile, sopravvissuto, ma che non potrà più camminare. 'Colpevole' di trovarsi al momento sbagliato fermo di spalle davanti a un distributore automatico di sigarette con la ragazza, entrambi vestiti di nero e con il cappuccio perché pioveva, perciò non identificabili. Reo di avere forse la stazza appena simile al 'pugile' che i due balordi volevano colpire. Tanto è bastato per aprire il fuoco. E solo per miracolo o imperizia, gli altri due proiettili non hanno raggiunto Martina, fidanzata del nuotatore, ancora sotto shock.