Nella giornata di ieri è venuto a mancare il primo batterista degli Who, Doug Sandon: il musicista britannico aveva 89 anni e dal 1962 al 1964 ha suonato la batteria negli Who, prima di essere sostituito dal folle ed istrionico batterista Keith Moon. Ad annunciare la sua scomparsa è stato Pete Townshend.
Doug Sandom
Doug Sandom ha fatto parte della formazione degli Who a partire dalla metà del 1962 fino alla primavera del 1964.
La notizia della morte del musicista viene diffusa dal sito ufficiale della storica band britannica, attraverso un comunicato del suo chitarrista, Pete Townshend. Dopo la morte del batterista dei Cure, Andy Anderson, un'altra triste notizia colpisce il mondo della musica.
Sandom entrò nello storico gruppo britannico quando ancora non si chiamavano Who e si facevano conoscere col nome di Detours, che venne poi modificato nel febbraio del 1964. Il batterista all'epoca era già molto più vecchio dei suoi colleghi di band: aveva infatti già 30 anni, mentre gli altri erano ancora poco più che adolescenti.
Nel 1964 la band si assicurò un'audizione con l'etichetta Fontana Records, ma il produttore dell'etichetta, Chris Parmeinter, non apprezzava la batteria di Sandom. Pete fu d'accordo e dello stesso avviso i suoi compagni di Band: la sua uscita dal gruppo avvenne nell'aprile del 1964 e circa il mese successivo fu rimpiazzato alla batteria da Keith Moon.
Con lui, gli Who non registrarono mai nessun brano insieme. Dopo la sua partenza dal gruppo, Sandom ha dichiarato: "Non ero così ambizioso come il resto di loro (...).Ma, mi è piaciuto molto... è stato molto bello far parte di una band seguita dalla gente e che è stata grandiosa".
Il messaggio di Pete Townshend
"Abbiamo appena saputo da suo figlio che Doug, batterista dei primi Who, è venuto a mancare ieri ad 89 anni.
Se avete letto il mio libro 'Who I Am' saprete quanto mi fosse caro Doug e quanto ho gestito in mal modo il suo abbandono dalla band per essere poi sostituito da Keith Moon. Muratore di professione, Doug era un batterista eccellente ma dalla nostra prima etichetta era considerato troppo vecchio per noi. La sua età e la sua saggezza me l'hanno reso importante".
"Non ha mai deriso le mie aspirazioni come alcuni dei miei coetanei erano soliti fare (a volte ero un po' egoista). Mi ha incoraggiato - come ha fatto il mio migliore amico in quei giorni, Richard Barnes. Doug ci ha messo un po' a perdonarmi, ma alla fine lo ha fatto, e anche se non l'ho visto molto, siamo rimasti amici. Sarebbe venuto quasi sicuramente a trovarci a me e a Roger allo stadio di Wembley quest'anno, e ad entrambi ci mancherà vederlo".