Ormai è definitivo: Daniele Nardi e Tom Ballard sono deceduti in seguito a una fortissima tempesta sul Nanga Parbat.
Nei giorni scorsi, il basco Alex Txikon si era impegnato fino in fondo nella ricerca dei due alpinisti che risultavano dispersi da settimane e, con immensa sorpresa di tutti, era riuscito a individuare due sagome colorate a seimila metri sullo Sperone Mummery.
Le immagini catturate dal potente telescopio dell’investigatore hanno fin da subito fatto sperare le due famiglie di poter riabbracciare i loro cari vivi ma, questa mattina, l’ambasciatore italiano in Pakistan ha confermato il decesso dei due uomini.
Le ricostruzioni degli ultimi attimi di vita dei due alpinisti e gli addii
I corpi sono stati trovati sulla parte più rocciosa della montagna a un’altezza di 6000 metri: secondo diverse ricostruzioni, sarebbe stata una scarica di ghiaccio a sorprenderli quel tragico lunedì mattina. Le famiglie hanno sempre sperato in meglio siccome nei giorni precedenti era stata ritrovata la loro tenda intatta ma, a spezzare i loro sogni è stato il video che è stato mandato da Txikon dopo la ricognizione.
Entrambe le famiglie hanno confermato che le due sagome appartengono senza dubbio ai due uomini dispersi.
La triste notizia è stata pubblicata sui social da Daniela, moglie di Daniele Nardi, e Stefania Pederiva, compagna dell’alpinista britannico.
Entrambe le donne si mostrano affrante e in preda a un dolore troppo straziante per poter dare ulteriori informazioni: solo la signora Nardi ha affermato di aver processato l’accaduto proprio perché aveva accettato la passione del marito e sapeva che l’alpinismo era una parte fondamentale della sua vita.
I due uomini non sono gli unici ad aver perso la vita su quella montagna
Il Nanga Parbat è la nona montagna più alta al mondo ma, nonostante ciò, rimane tra le più difficili da scalare, tanto da essersi guadagnata negli anni il soprannome di Montagna Killer.
L’anno scorso l’impresa era stata tentata da Elisabeth Revol e Tomek Mackiewicz: la spedizione però era costata la vita di quest’ultimo. Prima di quell’anno furono i fratelli Reinhold e Guenther Messner ad averci provato ma, nel giugno del 1970 e in discesa; proprio in quell’occasione ci fu il primo decesso. Guenther morì e i suoi resti furono trovati trent'anni dopo nel punto che il fratello aveva sempre indicato.
Esattamente come avvenne per Guenther, i corpi non possono essere rimossi dalla zona in cui si trovano siccome sarebbe un luogo troppo ripido e pericoloso. In questo caso, se qualche elicottero cercasse di avvicinarsi, si rischierebbe un’ulteriore valanga e si metterebbe in pericolo anche la vita dei soccorritori.
Tristemente il destino dei due alpinisti rimarrà sempre e fatalmente legato al Nanga Parbat, si spera solamente che con l’arrivo della primavera si possa nuovamente cercare di ridare i corpi delle vittime alle loro famiglie.