Non usa mezzi termini il pm Marisa Scavo che, con il collega Andrea Ursino, ha seguito le indagini sulla violenza carnale di gruppo avvenuta lo scorso 15 marzo nei confronti di una ragazza alla pari americana di 19 anni che viveva da tre mesi a Catania. Il magistrato descrive il comportamento dei tre ragazzi arrestati con l’accusa di essere gli autori dello stupro – Roberto Mirabella, di 20 anni, Salvatore Castrogiovanni e Agatino Spampinato, entrambi 19enni – come un esempio di quella “caccia alla preda” che ogni weekend si ripete tra i giovani.

“Ormai non si cerca più di fare conoscenza, di instaurare un qualche rapporto d’intesa, ma solamente di soddisfare il proprio piacere” ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera in cui ha ammesso di essersi trovata davanti ad una vicenda particolarmente squallida. Infatti i ragazzi ormai ritengono normale spostarsi da un locale della movida all’altro alla ricerca di una vittima per poter appagare i loro istinti. “Quando vedono una coetanea da sola, che beve una birra, partono all’attacco”, ha spiegato. Inoltre, se è straniera, si sentono autorizzati a lasciarsi andare, senza nessuna remora.

Un responsabile è tornato al pub per vantarsi dopo le violenze

Il procuratore aggiunto di Catania rivela all'intervistatore un particolare significativo: dopo le violenze, uno dei tre responsabili è tornato tranquillamente nel pub dove avevano conosciuto la loro vittima, per vantarsi col barista di “essersela caricata”, quasi si fosse trattato di una medaglia da mettersi al petto. Per giungere al loro fine non si sono fatti nessuno scrupolo, arrivando a stordire la 19enne: il pm non entra nei particolari, ma afferma che in questi casi “un bicchiere di alcool in più, uno spinello, un tiro di marijuana” vengono in aiuto dei predatori, che non dimostrano mai alcun rispetto per l’oggetto del loro desiderio malato.

Il video delle violenze mandato alla vittima il giorno dopo

Infatti i tre non si sono fermati neanche quando la vittima ha detto chiaramente un “no” ed ha cercato di chiedere aiuto, chiamando il 112 con il cellulare. Per loro era tutto normale, tanto che la sera dopo hanno pensato bene di mandare alla 19enne le immagini della violenza, chiedendole di uscire ancora insieme. Proprio questo particolare, secondo il pm, indica che questi ragazzi sono come drogati dalla pornografia, avendo ormai la testa imbottita di immagini a luci rosse, facilmente disponibili in rete. Non hanno avuto nessun problema a riprendersi mentre compivano gli abusi e a far girare i filmati, che poi li hanno incastrati. Questa mentalità, che sta prendendo piede tra i più giovani, per Marisa Scavo può essere combattuta solo con un’attenta educazione che favorisca una cultura del rispetto.