Un caso di lupara bianca che nasconde anche un movente passionale. È questa la svolta, per certi versi sorprendente, dell'inchiesta relativa alla scomparsa di Lamaj Astrid. Il corpo di quest'ultimo è stato ritrovato lo scorso 15 gennaio a Senago, nell’hinterland milanese. Durante i lavori di ristrutturazione della dependance di un residence di lusso, la Villa degli Occhi, gli operai hanno scoperto in un’intercapedine di una parete i resti di un uomo.

Grazie ad alcuni brandelli dei vestiti, che la vittima ancora indossava, si è riusciti ad identificare il cadavere dell’albanese Lamaj Astrid, di 41 anni, di cui non si sapeva più nulla dal 2013 quando il fratello ne aveva denunciato la scomparsa.

Le indagini, condotte dai carabinieri sotto il coordinamento della procura di Monza, hanno portato all’arresto di una 64enne commerciante di gioielli accusata di essere la mandante dell’omicidio.

Un delitto premeditato a lungo

Infatti i militari dell’Arma ipotizzano che Astrid, che aveva diversi precedenti penali, sia stato ucciso per una vendetta passionale su ordine della donna, che in passato era stata la sua compagna. Infatti la 64enne, siciliana ma residente da anni a Genova, non sarebbe riuscita a perdonare l’uomo per averla lasciata; inoltre l'albanese le avrebbe anche rubato diversi gioielli prima di abbandonarla.

Così l'ex compagna avrebbe impiegato circa un anno ad organizzare il delitto chiedendo l’aiuto a tre italiani, tutti legati al mandamento mafioso di Riesi, il paese in provincia di Caltanissetta da cui proveniva.

Quindi l’amante rifiutata, pur essendo incensurata, avrebbe cercato l’appoggio dei clan per poter agire: la vittima sarebbe stata freddata a Muggiò, nei pressi del cimitero locale, dai tre che poi avrebbero occultato il cadavere.

Quattro arresti, fondamentali le dichiarazioni di un pentito di mafia

Come nascondiglio gli assassini avrebbero scelto una dependance della “Villa degli Occhi” a Senago, un residence ricavato nel 2008 da una torre belvedere settecentesca.

Un piano congegnato nei minimi dettagli che si ipotizza abbia avuto il via libera da parte di qualche nome di alto rango della mafia.

A facilitare la soluzione del giallo sono state anche le dichiarazioni di un pentito, ascoltato dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, che avrebbe fornito elementi utili a chiarire il mistero.

Così i tre responsabili materiali del delitto sono stati fermati a Genova, Muggiò (in provincia di Monza) ed Enna, con l’accusa di omicidio ed occultamento di cadavere mentre la mandante è stata arrestata all'aeroporto di Genova quando stava per lasciare la città.

Invece il proprietario della lussuosa abitazione, in cui era stato murato il corpo della vittima, è risultato completamente estraneo ai fatti. Quest’ultimo ha inconsapevolmente vissuto per diversi anni con uno scheletro in casa.