E' un 'pesce piccolo', non c'entra nulla con la mafia del Gargano, ma Giuseppe Papantuono, 67 anni, il killer di Vincenzo Carlo Di Gennaro, 47 anni, maresciallo e vicecomandante della stazione di Cagnaro Varano, lo ha ucciso dando prova di comportamento mafioso: voleva attaccare lo Stato 'colpevole' di controllarlo. L'agguato ieri mattina nel comune del Gargano a circa 80 chilometri di distanza da Foggia.
"E' un delitto che ha colpito lo Stato", ha spiegato il procuratore capo di Foggia, Ludovico Vaccaro, nel corso di una conferenza stampa. Il movente è quello della vendetta, di un'assurda e feroce ritorsione del pregiudicato contro uomini dello Stato: non si è fermato finché non ha svuotato tutto il caricatore addosso a Di Gennaro e al collega. I proiettili non hanno dato scampo al maresciallo.
Maresciallo ucciso, la ricostruzione dei fatti del procuratore di Foggia
"Un omicidio di estrema gravità che ferisce il Paese e colpisce tutto lo Stato", si è espresso così Il procuratore capo di Foggia, Ludovico Vaccaro nel corso di una conferenza stampa in cui ha cercato di chiarire cosa è accaduto ieri mattina a Cagnaro Varano.
Il maresciallo Di Gennaro era di servizio con il collega Pasquale Casertano, di 23 anni. Era in corso un pattugliamento di routine nella piazza del paese come in un sabato qualunque. Di Gennaro era nell'auto di servizio quando Papantuono in strada ha chiamato lui e il collega. Non appena il maresciallo ha abbassato il finestrino chiedendo cosa volesse, il pregiudicato ha tirato fuori l'arma, una pistola calibro nove, e ha aperto il fuoco. Il procuratore ha sottolineato che il killer si è fermato solo dopo aver scaricato tutti i proiettili della sua pistola contro i militari che non hanno avuto neanche il tempo di difendersi.
Papantuono, che voleva impossessarsi anche delle pistole dei carabinieri, si è poi aggrappato allo sportello dell'auto dell'Arma e ci è rimasto finché la vettura non ha svoltato ed è caduto.
Casertano, colpito di striscio a un braccio e al fianco, resosi conto della gravità della situazione, è corso al presidio medico per cercare di salvare il collega che però è morto poco dopo l'arrivo al pronto soccorso. L'omicidio del maresciallo e il ferimento del collega, secondo il procuratore di Foggia, non avrebbero nulla a che vedere con la criminalità organizzata molto forte nel Gargano, denominata anche quarta mafia, che sfida lo Stato con omicidi, rapine, estorsioni, traffico di droga, bombe dirette a punire chi non paga il pizzo, in media un attentato ogni cinque giorni. Ma sarebbero una vendetta di un piccolo criminale che denota una mentalità mafiosa e un'avversione verso lo Stato.
Un gesto aggressivo di un pregiudicato che si è armato e ha sparato perché rappresentanti dello Stato si erano 'permessi' di controllarlo. Da questo punto di vista secondo Vaccaro, il gesto si collega alla situazione del Gargano perché evidenzia il livello di aggressività raggiunto dalla criminalità.
Papantuono nei giorni scorsi ha avuto due controlli. Nel corso del primo è stato trovato in possesso di quattro dosi di cocaina: non è stato arrestato perché si trattava di un piccolo quantitativo. In seguito, è stato fermato per possesso di un coltello che gli è stato sequestrato: è un reato punito con contravvenzione. In quell'occasione, portato in caserma, ha minacciato i militari dicendo loro che "gliel'avrebbe fatta pagare".
Nel 2017 era stato arrestato in flagranza per aver accoltellato un uomo durante una lite. E' stato condannato alla pena di un anno di carcere per lesioni, ma la sentenza ora è in fase di appello.
Decreto di fermo
Nel decreto di fermo, finora non è stata contestata la premeditazione anche se, secondo il procuratore, ci sono elementi che inducono a ipotizzarla. Si attende che Papantuono rilasci dichiarazioni: ieri sera, interrogato da magistrato e carabinieri, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
E' accusato di omicidio aggravato e tentato omicidio aggravato, porto abusivo di arma. Nel frattempo, l'indagato è stato rinchiuso nel carcere di Foggia. Le indagini proseguono per accertare la provenienza dell'arma e altri elementi.
Ieri tutto il paese ha reso omaggio al maresciallo con una fiaccolata che si è fermata all'altezza della caserma dove lavorava. L'anziano padre, con cui il maresciallo viveva in attesa di sposarsi, ha detto: "Un pazzo me l'ha ucciso". Domani sarà fatta l'autopsia sul corpo martoriato del carabiniere. I funerali si svolgeranno martedì nella cattedrale di San Severo, città di origine di Di Gennaro.