Si deve ad una ragazzina il coraggio della denuncia. Stiamo parlando della fidanzata di uno degli aggressori di Manduria. Lo scorso aprile, per l'ennesima volta, un gruppo di bulletti irrompe nella casa di un pensionato con problemi psichici. Non era la prima volta che deridevano, picchiavano e umiliavano la povera vittima affetta da problemi psichici e da una prepotente solitudine.
In una notte tetra, tuttavia, si sono presentati armati di mazze e bastoni e si sono resi responsabili di atti di derisione, danneggiamenti, irruzione, razzie, bestemmie, incursioni, percosse, offese, lesioni e sputi. Un bel curriculum quello dei ragazzi che sono stati riconosciuti dalla coraggiosa ragazza. Non contenti del comportamento riprovevole, i bulli hanno girato dei video che prontamente hanno mostrato ad amici, parenti e professori.
Le barbarie di Manduria
Le prime denunce, infatti, sono arrivate dalle insegnanti alle quali i ragazzi, tronfi della propria bravata, avevano mostrato gli atti di barbara crudeltà.
L'insegnante di sostegno dell'istituto che uno dei minorenni frequentava aveva provveduto a chiamare i genitori di uno dei ragazzi, i quali hanno risposto con "lo sappiamo e l'abbiamo già messo in punizione". A quel punto, la docente ha contattato il responsabile di classe e gli assistenti sociali per far luce sulla questione. Le voci si sono sparse in fretta ed i ragazzini hanno cominciato ad aver paura; hanno cancellato i video e nelle chat private di whatsapp si intimavano di star zitti e cancellare tutto il materiale che avrebbe potuto incastrarli.
A render la vicenda ancor più grave la consapevolezza del branco della situazione di profonda solitudine e disagio vissuta dal pensionato, i cui problemi psichici erano noti a tutto il paese.
Il racconto cruento in mano agli inquirenti si fa addirittura crudele quando in un passaggio i ragazzi ammettono che, dopo aver pestato il pensionato, hanno chiesto allo stesso se voleva far pace ed al suo tender loro la mano hanno risposto con uno schiaffone.
La forza della denuncia
La ragazza di uno di loro ha trovato il coraggio, accompagnata dai genitori, di denunciare gli atti di barbarie ed i loro protagonisti. Ha portato agli inquirenti i video che ritraevano le scene strazianti e ha riconosciuto non solo il proprio fidanzato, ma anche altri elementi del branco. Il partner della ragazzina è infatti uno dei maggiorenni arrestati per i fatti avvenuti a Manduria e lei è la supertestimone del processo.
Il 12 aprile è accaduto un piccolo miracolo all'interno di una storia tetra e dai contorni raccapriccianti: la firma di un verbale da parte di una minorenne ha posto un importantissimo tassello che potrebbe portare all'incriminazione del branco che ha letteralmente massacrato Antonio Stano. La vittima, in coma dopo il violento pestaggio di quella terribile notte, è deceduta il 23 aprile scorso.