L'ex segretario di Stato degli Usa Colin Powell è morto a 84 anni nella giornata del 18 ottobre. Ad annunciare il decesso è stata la sua famiglia, che sui social ha scritto: “Il generale Powell è deceduto stamane a causa di complicazioni legate all'attuale emergenza sanitaria. Abbiamo perso un meraviglioso e amorevole marito, padre, nonno e un grande americano”. Hanno, poi, aggiunto che l'uomo era stato completamente vaccinato contro il Covid. Powell era da tempo affetto da un mieloma multiplo, malattia che provoca una grave immunodepressione.

La famiglia ha reso anche omaggio all'ospedale che ha avuto in cura l'ex segretario di Stato, ricordando l'encomiabile lavoro del personale qualificato che ha gestito la delicata situazione.

Il ricordo dell'ex Presidente degli Stati Uniti George W. Bush

Anche l'ex Presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha ricordato il suo segretario di Stato: "Un grande servitore pubblico, a partire dall’epoca in cui prestò servizio come soldato in Vietnam. Colin era un uomo di famiglia e un amico”. Il presidente Bush Jr. lo scelse nel 2001 come Segretario di Stato.

Powell prestò servizio presso la presidenza americana fino al 2005 e nel 2003 ebbe un ruolo mediatico fondamentale nelle settimane che precedettero l'invasione americana in Iraq. Raggiunse, in quel periodo, l'apice della sua carriera dopo esser stato a inizi anni Novanta l'uomo più giovane - oltre che il primo di colore - a ricoprire l'incarico di capo di Stato Maggiore della Difesa, durante l'operazione Desert Storm, durante quella che il mondo conobbe come la Prima Guerra del Golfo.

La carriera dell'ex segretario di stato

Nato nel 1937 a New York da genitori giamaicani, oltre alla sua pluri-decorata carriera anche come militare, viene ricordato per un episodio in particolare. Il 5 febbraio 2003, infatti, durante un suo intervento di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sventolò una fialetta contenente della polvere bianca, accusando il "Raìs" irakeno, Saddam Hussein, di possedere armi di distruzione di massa.

Si scoprì successivamente che quella fu una prova fabbricata ad hoc per poter giustificare l'attacco militare americano in Iraq: le sue affermazioni risultarono quindi false, come dovette ammettere lui stesso diversi anni dopo.

Un altro momento "buio" della sua carriera risale alla guerra del Vietnam, in particolare al massacro di My Lai del marzo 1968.

All'epoca giovane Powell, che ricopriva il ruolo di Maggiore dell'esercito Usa, fu incaricato di investigare sul fatto e scrisse: "A diretta refutazione di quanto ritratto, c'è il fatto che le relazioni tra soldati americani e popolazione vietnamita sono eccellenti". Successivamente però, in particolare grazie all'inchiesta del giornalista investigativo indipendente Seymour Hersh, le parole di Powell vennero di fatto smentite e definite come un atto di "white-washing" (candeggiatura) delle notizie del massacro.