Forse credeva di aver commesso il delitto perfetto. Dopo aver ucciso Daniele De Santis ed Eleonora Manta, secondo i pm "con spietatezza e totale assenza di ogni sentimento di compassione e pietà per il prossimo" e con una "macabra ritualità“, Antonio De Marco ha ripreso una vita normale.
Il 21enne reo confesso, studente in Scienze infermieristiche ed ex coinquilino della coppia che fino ad agosto scorso gli aveva affittato una camera nell'appartamento di via Montello 2 dove ha commesso la mattanza, è tornato sui libri e al suo tirocinio presso l'Ospedale Fazzi di Lecce.
Proprio fuori dall'ospedale, lunedì scorso è stato arrestato. Sabato 26 settembre, nel giorno in cui si erano svolti i funerali dell'arbitro e della sua compagna, De Marco ha partecipato a una festa.
Reo confesso, ballo in un locale e foto sui social
Voleva andare avanti come se nulla fosse accaduto e, al contempo, dare l'impressione di assoluta normalità, non destare sospetti tra chi lo conosceva. Così, la sera di sabato 26 settembre, dopo che in mattinata si erano svolte a Lecce le esequie di Daniele De Santis e nel pomeriggio, a Seclì quelle di Eleonora Manta, la coppia che aveva ucciso da appena cinque giorni, Antonio De Marco è uscito.
Proprio come farebbe uno studente qualsiasi in un fine settimana dedicato allo svago. Si è unito ai colleghi dell'Ospedale Vito Fazzi di Lecce, ovviamente ignari di tutto, per festeggiare il compleanno di una tirocinante in un locale.
Si era mostrato insolitamente più socievole. I colleghi dei corsi infermieristici l'hanno descritto come un tipo taciturno, introverso, solitario. Quella sera, invece, era apparso disinvolto. Nelle foto di gruppo pubblicate e poi rimosse dai social quando è emersa la verità, ostentava sorrisi. Qualcuno l'aveva anche visto ballare. Forse, lo rassicurava il fatto che credeva che gli inquirenti non potessero mai arrivare a lui. Sembrava che cercassero un Andrea, il nome urlato da Eleonora prima di essere uccisa: non il nome dell'assassino, ma di un vicino di casa a cui chiedeva aiuto.
Tra i partecipanti alla festa si era parlato del delitto che ha sconvolto Lecce. De Marco era rimasto ad ascoltare senza far trapelare alcuna emozione. Quando invece era stato arrestato alla presenza di alcuni compagni di corsi increduli, si era messo a ridere. Poi, agli inquirenti aveva detto: "Da quanto tempo mi stavate pedinando?"
Reo confesso, domani l'interrogatorio di garanzia
"Ho fatto una cavolata, so di aver sbagliato. Li ho uccisi perché erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia": sono queste le parole pronunciate dal reo confesso davanti al procuratore capo di Lecce, Leone De Castris, ad altri quattro pm, al comandante provinciale dell'Arma, Paolo Dembech, e al suo difensore.
A distanza di due giorni dalla confessione, De Marco che si trova in isolamento nel supercarcere di Borgo San Nicola a Lecce e sotto sorveglianza, sarebbe pentito e sconvolto per l'accaduto, ma non ricorderebbe nulla.
Domani è previsto l'interrogatorio di garanzia in carcere. Non avrebbe più memoria dei foglietti trovati dagli inquirenti, prova schiacciante del delitto e della sua premeditazione, in cui ha elencato con ossessiva minuzia il cronoprogramma del piano criminale, il percorso da compiere per non farsi vedere dalle telecamere dopo aver ucciso, le sue intenzioni sadiche verso le vittime, forse perché 'colpevoli' di essere due ragazzi innamorati, affermati e benvoluti da tutti. Ma il movente resta ancora da accertare.
"È tutto ancora più inaccettabile per la famiglia, se a una morte così violenta si aggiunge la carenza di un movente", ha detto Mario Fazzini, legale dei familiari di Daniele De Santis. La causa sarebbe da ricercare nella coabitazione con la coppia. Dembech ieri ha spiegato che "c'è qualcosa che gli ha dato fastidio, ascrivibile al senso di invidia, alla gelosia per la felicità, per la gioia di vivere e la solarità di questi due giovani, che forse De Marco non riconosceva in sé". Fino a lunedì, l'aspirante infermiere era per tutti un ragazzo introverso ma sempre educato. A Casarano, suo paese d'origine, regna l'incredulità e i genitori, mamma casalinga e papà bidello in pensione, si sono chiusi in un silenzio totale.
Un altro foglietto trovato in casa dell'assassino
Durante le perquisizioni nella nuova casa in cui De Marco abitava con altri due studenti, gli inquirenti hanno trovato un sesto biglietto. Conteneva un cronoprogramma ancor più dettagliato del delitto. Sarebbe dovuto durare un'ora e mezzo: prevedeva di torturare Daniele ed Eleonora prima di infierire su di loro con un coltello da caccia con cui li ha colpiti 60 volte. Invece è durato dieci minuti. Entrambe le vittime si sono difese strenuamente: non sono riuscite a salvarsi, ma l'hanno messo in fuga. Durante la fuga ha perso i biglietti e disseminato prove.