Dopo Luana D'Orazio, Laila El Harim è la seconda operaia morta sul lavoro negli ultimi tre mesi. Anche lei è stata inghiottita da un macchinario: lavorava nello stabilimento della ditta Bombonette, azienda specializzata nella produzione di cartone per packaging. L'incidente mortale è accaduto ieri, 3 agosto, a Camposanto, nel modenese. Secondo i primi accertamenti compiuti dall'Ispettorato del lavoro, il dispositivo di sicurezza dell'impianto sarebbe stato azionabile solo manualmente, e quindi non avrebbe consentito di evitare la tragedia.

Il prossimo 21 agosto Laila El Harim avrebbe compiuto 41 anni. Lascia un compagno e una figlia di quattro anni.

Operaia morta, la relazione al ministro Orlando

Ieri mattina, Laila aveva iniziato il turno di lavoro alle 5:50. Assunta con contratto di lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato nell'azienda di lavorazione del cartone da appena tre mesi, era un'operaia specializzata. A differenza di Luana D'Orazio, giovanissima apprendista, stritolata a 22 anni da un orditoio il 3 maggio scorso in una fabbrica tessile di Prato, l'operaia di origine marocchina e con cittadinanza italiana, era stata reclutata proprio per la sua lunga esperienza.

L'allarme è scattato ieri mattina dopo le otto: Laila è rimasta schiacciata in una fustellatrice, macchinario che serve per la sagomatura e il taglio di contenitori di cartoni da pasticceria. Quando, all'arrivo dei soccorritori il corpo della donna è stato estratto dalla macchina, era ormai tardi e il medico del 118 non ha potuto far altro che constatare il decesso.

La Procura di Modena ha aperto un'inchiesta: ipotizza l'omicidio colposo e ha disposto l'autopsia. Il macchinario è stato posto sotto sequestro. L'Ispettorato del lavoro, di concerto con carabinieri e Asl, ha inviato i suoi ispettori nello stabilimento. Una prima relazione è stata inviata al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che aveva sollecitato di essere aggiornato sul tragico caso.

Dal documento emerge che l'operaia sarebbe morta forse a seguito di un'operazione non sicura nell'impossibilità di fermare il macchinario: la fustellatrice a cui lavorava dispone di un doppio blocco di sicurezza, ma dai controlli è risultato che era azionabile soltanto manualmente, non automaticamente. Operazione che Laila non sarebbe riuscita a compiere, essendo sola a gestire la macchina. Gli altri lavoratori non avrebbero sentito alcun grido. L'ispettorato ha reso noto che continueranno le indagini da parte degli ispettori di Modena per ricostruire l'esatta dinamica dell'infortunio e accertare responsabilità.

Il compagno: 'Sognavamo il matrimonio e una casa nuova'

Laila risiedeva a Bastiglia, comune a pochi chilometri dallo stabilimento in cui lavorava, con il compagno, Manuele Altiero, e la loro bambina.

Altiero è anche lui operaio in un'azienda di packaging: si erano conosciuti sul lavoro, in un’azienda di Rivara di Bomporto, dieci anni fa: avevano la stessa mansione nel reparto fustellatura. Con la figlia, l'operaio era in vacanza in Salento. Lì, attendeva l'arrivo di Laila anche una zia: a giorni, l'operaia avrebbe preso le ferie.

Manifestando un dolore composto, Altiero ha chiesto che non sia intralciato il lavoro della giustizia e che tutti, anche i titolari dell'azienda, si adoperino affinché emerga la verità su ciò che è accaduto. "Non voglio incolpare nessuno, può essere stato un incidente, un errore umano", ha detto. Ciò che lo strazia di più, è il pensiero che Laila sia morta sola: "Il collega non l’ha sentita gridare, com’è possibile?

È un grande mistero al momento", ha riferito.

Ha raccontato che Laila tornava a casa stanca ma contenta: aveva ricevuto una promozione, era diventata responsabile del settore. Un mese fa, lui le aveva chiesto di sposarlo. Progettavano le nozze a giugno dell'anno prossimo nel Salento, località che amavano e dove sognavano di comprare una casa. "Ora, invece, devo trovare le parole per dire alla nostra bambina che la sua mamma non c’è più", ha detto.

Operaia morta, per i datori di lavoro una fatalità

Il titolare dell'azienda, Fiano Setti, 85 anni, intervistato dal Tg1 ha detto costernato: "Era la contentezza in persona, erano tre mesi che era qui, sembravano fossero tre anni". Daniele Setti, il figlio che affianca il padre nell'azienda, ha precisato: "Si è trattato di un incidente fatale, imprevedibile e imprevisto".

Sulla sua pagina Facebook, Fiano Setti, dopo la morte di Luana D'Orazio, aveva rilanciato la raccolta fondi per il figlio dell'operaia. Insorgono i sindacati: troppe donne muoiono per incidenti con macchinari, serve un patto per la salute e la sicurezza sul lavoro. L'indignazione non basta più. All'ispettorato del lavoro di Modena manca il 30 per cento dell'organico.